Quanto è abusato, svalutato e “ridicolizzato” nel linguaggio comune il concetto di “mito”. Il primo grande merito dell’autrice è proprio quello di riportarci ad un uso corretto e autentico delle parole, il vero Mito nella sua grandezza immortale è quello che da millenni resiste indelebile nel raccontarci la sua storia affascinando il lettore che ne ricerca il senso, il significato recondito.

Bianca Sorrentino ci presenta una carrellata di Donne che dall’Antica Grecia continuano oggi a raccontarci le loro storie, il loro Mito. Storie di amori e odi, passioni dolci e tragiche, sentimenti nobili e atti “osceni” (ovvero, talmente forti da non poter neppure essere rappresentati sulla scena).

Una carrellata di donne che continuano a scrivere le proprie storie da protagoniste e non in quanto madri, figlie, mogli o amanti dell’eroe di turno. Donne che decidono per sé stesse il proprio futuro lo affrontano senza timore anche fino alle estreme conseguenze.

L’atroce gesto di Medea, l’ostinazione di Elettra, la passione pura di Nausicaa, la perseveranza di Penelope nascono da scelte forti, volontà pervicaci, determinazione incrollabile di chi non vuole subire gli eventi come spettatore, ma sente internamente la necessità di gridare forte la propria volontà, la propria libertà.

Ed è per queste ragioni che non raccontiamo qui un libro per le donne, o rivolto solo alle donne. Qui sta la grandezza del Mito che sia donna o uomo, che sia Ulisse o Penelope, Enea o Didone, il protagonista del mito emerge per la sua volontà di affermare le proprie ragioni, difendere la propria libertà di pensiero e di sentimento, fino alla fine, che generalmente non è mai un happy end!

Piace pensare che già nella Grecia classica gli autori, gli ideatori di queste figure le abbiano pensate e costruite con fine non solo di raccontare una storia ai propri concittadini, ma anche per insegnare loro che proprio in quanto “cittadini” erano soggetti unici, protagonisti della storia e nella storia.

E questo è il Mito dei Miti, il teatro, la tragedia, l’arte che nasce non come svago e passatempo, ma per educare, rendere migliori, rendere individui e, soprattutto, cittadini protagonisti.

Ma questo, ahinoi, è un mito che non resiste nel tempo. Si dice che con la cultura e con l’arte non si mangia e, allora, non vale neppure la pena insegnarla, diffonderla, sfruttarne le doti salvifiche.

Ed è facile, allora, che diventi mito un panino imbottito, un video su Tik Tok, il capocannoniere del torneo di calcio aziendale.

Pierluca Princigalli

Dottore Commercialista e Revisore Legale. L'esperienza maturata nel settore della consulenza fiscale e societaria lo ha portato alla consapevolezza della necessità di un nuovo paradigma del "fare impresa". I temi della sostenibiltà, del "futuro comune", dell'impresa sociale fanno parte del suo background di studi e lo portano a vedere le dinamiche aziendali come parte di un sistema che deve cercare il suo equilibrio.