Building Communities (5/5)
di Samuel Hernández De Luca
Quando Giovanna Romano e Franco Broccardi mi hanno chiesto di parlare della mia esperienza nel Forum Futuro Ragione Arte ho trovato una sorta di fil rouge (tra arte e industria), una dimensione metanarrativa attraverso la quale avrei potuto sviluppare certi concetti che accomunano la mia personale visione della cultura e l’argomento che abbiamo trattato assieme agli invitati, il neomutualismo. Un’opportunità per intavolare un dialogo che metta in confronto aree disciplinari apparentemente distanti come la pratica artistica, le tecnologie della comunicazione e lo sviluppo dell’industria nel territorio, esplorando percorsi inediti per generare un ambiente che fomenti la co-creazione e la cooperazione. È proprio da quest’ottica che si può definire il FRA come un evento che dà un contributo al tessuto culturale in modo neomutualista, ricalcolando le sfide e ridefinendo le strategie, partendo da identificare e mettere in contatto gli attori che intervengono nel territorio.
I principi del neomutualismo implicano un coinvolgimento attivo degli attori che permetta una progressiva diffusione del welfare, l’ottenimento di benefici economici ad ampio raggio e un riconoscimento paritetico ed inclusivo. Le tecnologie della comunicazione possono essere lo strumento idoneo per mettere in contatto realtà altrimenti isolate, abolendo distanze e favorendo l’interazione. In questo senso è importante sovvertire l’attuale logica di mercato orientata al consumo immediato che ha finito per emarginare (se non annientare) diverse realtà territoriali, per incanalarla verso la creazione di communities che permettano ai partecipanti di condividere i propri bisogni e auto-organizzarsi per affrontare le sfide sociali, economiche e culturali che ci si prospettano.
La trasformazione di social network in marketplace, lo sfruttamento lavorativo delle multinazionali, i recenti licenziamenti della Silicon Valley oppure la storia di Julian Assange ci dimostrano come a giorno d’oggi molti progetti che coinvolgono le nuove tecnologie e che sarebbero potenzialmente orientabili verso l’universalità e la comunità vengono ostacolati perché minacciano i moderni rapporti di potere. Il neomutualismo implica una scelta etica e politica: innanzitutto perché è mossa dalla volontà di mettere in gioco lo sforzo, il talento e l’immaginazione di tutti gli attori coinvolti per costruire un futuro prospero e sostenibile; inoltre, perché implica la ricerca di nuovi equilibri di potere.
Trovo che in questo panorama, gli artisti dei nuovi media, specialmente coloro che adoperano e si esprimono attraverso tecnologie interattive, condividano le stesse emergenze e di conseguenza debbano condividere le stesse responsabilità etiche e politiche se vogliono sovvertire le logiche tossiche di un mercato dell’arte mainstream e concepire nuovi spazi di narrazione. Urge sviluppare un pensiero complesso e inclusivo che metta in relazione saperi diversi, traendo linfa da ambiti disciplinari distanti come la robotica, l’intelligenza artificiale o la neurologia, per poter dare una risposta estetica coerente, capace al contempo di rinnovare il vocabolario simbolico e di suscitare fascino attraverso un coinvolgimento attivo delle persone ed enti che animano un territorio. Gli artisti che affrontano questa sfida sono universali, rifiutano il mito romantico del genio creatore per scendere sul terreno della vita e diventare dei driver attivatori di cultura.
Artista e designer residente a Venezia. Nel 2017 ottiene il Diploma di primo livello in Arti Visive, indirizzo Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e inizia a lavorare nel settore del exhibition design. Negli ultimi anni ha lavorato per eventi culturali di importanza internazionale come La Biennale di Venezia e il Festival delle Luci di Lione. Attualmente è un laureando in Multimedia Design presso l’ISIA di Pescara.