Fondazione Henraux: impresa e visione da Michelangelo a Cragg
di Paolo Carli
Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°4, Aprile 2019
Una storia di passione
La Fondazione Henraux nasce nel 2011 per dare corpo all’idea di Erminio Cidonio di realizzare a Querceta un polo internazionale di scultura.
All’inizio della mia carriera ho lavorato nell’azienda di famiglia. Nel 2003 mi è stato chiesto di rilevare la società Henraux ormai al fallimento e, in un momento di «follia», ho accettato di intraprendere questa avventura.
Ero consapevole di assumermi una grande responsabilità, sia per l’impegno finanziario necessario a risollevare le sorti dell’azienda, sia per il territorio e il tessuto sociale in cui ha operato per quasi due secoli. Henraux ha da sempre rappresentato l’eccellenza nella lavorazione del marmo grazie all’elevata maestria degli artigiani e l’avanzato grado di tecnologia.
È stato per me illuminante l’incontro ideale con colui che ha reso grande questa società: Erminio Cidonio, l’amministratore che l’ha diretta tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Cidonio proveniva da una famiglia di costruttori che nel dopoguerra assunse il controllo della Henraux Spa in occasione della ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino. La sua famiglia aveva deciso di acquisire un’azienda in grado di ristrutturare tutti i grandi edifici religiosi in un’Europa devastata dalla guerra.
Henraux realizzò tutto il figurativo religioso in marmo dell’epoca, in una Pietrasanta già famosa dai tempi di Michelangelo. Terminato il periodo delle ristrutturazioni sacre, Cidonio comprese che era venuto meno il filone fino ad allora portante ma, nel contempo, ebbe la fortuna di incontrare Henry Moore, arrivato in Versilia per produrre una grande scultura commissionata dall’Unesco.
La società ha iniziato in questo modo a confrontarsi con le grandi opere plastiche e monumentali contemporanee. Moore si rivolse a Henraux che al tempo era l’unica azienda strutturata in grado di interpretare e lavorare i bozzetti con tecnologie avanzate e maestranze secolari.
Con Moore arrivarono tutti i più importanti scultori, tra i quali, Noguchi, Arp, Marini, Mirò, Papa, Vantongerloo, Poncet e Querceta divenne uno dei principali poli internazionali di scultura.
Cidonio conobbe personalmente alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca e organizzò un simposio durante il quale gli scultori venivano invitati a realizzare con il marmo messo a disposizione da Henraux due copie di un’opera: la prima per l’artista e la seconda da lasciare in dono all’azienda. In questo modo prese vita la grande Collezione Cidonio, oggi quasi del tutto acquisita da IntesaSanPaolo. Il simposio è stato una eccezionale opportunità industriale (permettendo alla società di acquisire una collezione di grande valore) e di comunicazione. Cidonio diede forma a una strategia di marketing innovativa, interpretando il percorso di Olivetti e declinandolo inoltre in un’iniziativa editoriale: Marmo, una rivista in 5 edizioni, dal 1960 al 1972, a cui hanno contribuito famosi grafici e fotografi dell’epoca come ad esempio Ugo Mulas.
Successivamente la società, a causa di investimenti sbagliati, si trovò ad affrontare una grave crisi finanziaria e venne acquisita dalla Banca Commerciale.
Studiando la storia dell’azienda sono venuto a conoscenza del progetto di Cidonio e ho deciso di recuperarlo dando continuità a quanto già fatto in passato. Nel 2011 ho dato vita alla Fondazione Henraux che tra i suoi compiti ha quello di promuovere eventi e iniziative culturali per la valorizzazione e lo sviluppo del marmo apuo-versiliese.
Seguendo le orme del mio visionario predecessore, con la Fondazione ho ripreso a pubblicare Marmo e ho riattivato all’interno delle strutture produttive della società un atelier di scultura. Ho inoltre dato vita al premio Henraux che nasce dalla volontà di sostenere i giovani nell’utilizzo del marmo e nella produzione di opere che possano coniugare le antiche tradizioni manifatturiere con le nuove tecnologie ed esigenze concettuali della creatività presente.
La prima edizione del premio ha avuto luogo il 21 luglio 2012 in concomitanza dei 60 anni dall’ultimo simposio voluto da Cidonio (a cui il premio è dedicato) ed è stato realizzato in meno di sei mesi grazie all’aiuto determinante di Philippe Daverio, alla presenza di 400 ospiti e con 3 artisti premiati. In questa occasione ho conosciuto Rossana Orlandi che mi ha traghettato verso il design del marmo. Grazie a lei conosco, e ho la fortuna di collaborare, non solo con grandi scultori contemporanei ma anche con i più grandi designer, Michael Anastassiades, Archea Associati, Baldessari e Baldessari, Nacho Carbonell, Ron Gilad, Tomáš Libertíny, Scholten & Baijings.
Oggi, come ieri, le caratteristiche della società Henraux sono quelle di essere all’avanguardia in campo tecnologico (grazie a hardware e software sempre più avanzati), di utilizzare maestranze uniche formatesi nel solco della tradizione e di avere un settore dedicato all’arte e uno al design. Con Henraux oggi lavorano molti artisti tra i quali, per citarne alcuni, Tony Cragg, Helidon Xhixha, Jenny Holzer, Park Eun Sun ed i designer appena citati.
Quando ho rilevato l’azienda e ne ho conosciuto la storia, gli archivi e le vicende, ho compreso di aver a che fare con una realtà che per due secoli è stata un’eccellenza in Italia e nel mondo e la cui memoria va preservata creando un museo d’impresa. Un progetto che non deve avere uno sguardo rivolto solo al passato, alla storia delle cave, del lavoro duro delle maestranze e degli artisti ma soprattutto verso il presente e il futuro. Un museo che sia un polo culturale contemporaneo dove realizzare una sorta di università del marmo.
La Fondazione Henraux è una Fondazione di diritto privato a partecipazione mista pubblico/privata in cui sono coinvolti oltre a Henraux Spa, che ne ha il controllo, i comuni di Serravezza, Stazzema, Forte dei Marmi e la provincia di Lucca. Tramite la Fondazione ho voluto fortemente rafforzare il legame del territorio con il marmo e gli artigiani che per tradizione lo lavorano, essendo quelli versiliesi tra i più bravi al mondo, nonché la storia del connubio tra marmo e arte. Per questo motivo la fondazione promuove, tra l’altro, la formazione di giovani scultori e l’arte contemporanea in un luogo dove si fa e si respira arte, cultura, marmo vivo, tradizione e contemporaneità. E’ la storia della nostra terra e di ciò che la rende un posto unico.
Finanziare la Fondazione
La fondazione non gode di alcun contributo pubblico o aiuto fiscale. Le mostre e il premio Henraux sono economicamente sostenuti dalla società Henraux Spa e dalle aziende private che collaborano con noi.
Nel 2021 festeggeremo 200 anni di storia ed è nostra intenzione celebrare in maniera importante questa ricorrenza. L’arte è nel nostro DNA e questo lo testimoniano le grandi collaborazioni con gli artisti che risalgono già all’800. Le risorse a disposizione non possono però sostenere tutti i progetti che vorremmo porre in essere. Quello del museo risale al 2005 e dopo quasi 14 anni stiamo cominciando solo ora a realizzarlo ristrutturando tutto lo spazio storico. Con maggiori contributi il museo Henraux avrebbe già visto la luce e il grande insediamento industriale e artistico compreso nelle quattro palazzine esistenti sarebbe già fruibile al pubblico.
Il sistema Italia tra finanza e politica
Il sistema fiscale non avvantaggia le relazioni tra pubblico e privato. Le detrazioni per chi investe in cultura o a fronte di donazioni sono molto basse diversamente da quanto accade in molti altri paesi, specialmente negli Stati Uniti. Una misura urgente che ci darebbe forza nel portare avanti i nostri obiettivi sarebbe l’approvazione di agevolazioni fiscali, così come sarebbe altrettanto utile il rafforzamento l’art bonus per incentivare erogazioni liberali a sostegno dell’arte contemporanea. In questi ultimi anni c’è stata una crescente consapevolezza a riguardo ma c’è ancora molto da fare a partire dai necessari sgravi su operazioni d’impatto culturale, come l’importante ristrutturazione che stiamo realizzando in vista dell’apertura di un museo che restituirà al territorio la fruizione di uno spazio storico.
Il settore pubblico, però, oltre a faticare nell’erogazione di aiuti finanziari al privato che investe nell’arte e nella cultura, non sempre ha un progetto politico culturale chiaro. La politica in questo campo spesso manca di visione. La partecipazione della provincia di Lucca e dei tre comuni nella Fondazione, da me fortemente voluta nell’ottica della fruizione di un spazio importante per la Toscana, ha purtroppo prodotto burocrazia e rallentamenti amministrativi senza, al contrario, diventare il collante per lo sviluppo sociale e culturale.
L’auspicio è quindi che l’amministrazione pubblica sappia adottare politiche economiche adeguate, prevedere lo stanziamento di risorse e costruire una chiara strategia a lungo termine per sostenere il privato nella produzione di cultura ed arte. La nostra idea di museo d’impresa, in un territorio dove l’arte si crea, comprenderebbe le visite ai centri di produzione delle sculture, l’illustrazione delle tecnologie utilizzate insieme all’indispensabile apporto dei nostri maestri di scultura che lavorano fianco a fianco con gli artisti in un rapporto simbiotico di reciproco apprendimento.
Paolo Carli è presidente della Fondazione Henraux.