Il restauro della Chiesa della Natività a Betlemme: la cultura che si fa impresa
di Giammarco Piacenti
Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°3, Gennaio 2019
La nostra azienda è nata da una bottega artigiana con origini attestate già nel 1875, si è evoluta nel corso degli anni e oggi è in grado di unire l’eredità tecnica della tradizione artigiana alla ricerca scientifica più aggiornata.
Ha circa 35/40 addetti ed è titolare di appalti pubblici e privati nel campo del restauro e della conservazione di beni di interesse storico-artistico monumentale e archeologico.
L’esperienza maturata sul campo in cantieri rilevanti sia per dimensioni che complessità ha portato alla creazione di una conoscenza formata oltre che dalla tradizionale sensibilità per il recupero delle porzioni decorate e per la definizione estetica, da una competenza specifica nei settori della riabilitazione strutturale, del consolidamento e del miglioramento sismico. Temi attuali di grande importanza per la tutela del patrimonio artistico che Piacenti S.p.a svolge nel massimo rispetto per i principi della moderna teoria del restauro.
Nell’anno 2013 abbiamo notato un tender su web che parlava del restauro del tetto e delle finestre della Basilica della Natività a Bethlehem in Palestina.
L’appalto bandito dall’ANP Autorità Nazionale Palestinese, Stato non riconosciuto dalla Repubblica Italiana, era supportato dal famoso studio di architettura ARUP di Londra. Abbiamo valutato la partecipazione alla gara perché simile al sistema italiano dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Al bando hanno partecipato 12 imprese internazionali: 2 italiane, una dagli Stati Uniti, una russa, il resto europee tra cui inglesi, ungheresi e altre.
Dopo una prima scrematura attraverso la dimostrazione di CV ed esperienze su vari temi quali restauro di mura romane, di capriate e tetti in piombo sono rimaste 3 imprese: la Piacenti spa, un’americana e una russa.
Nel maggio 2013 abbiamo visitato i luoghi dei lavori. La speranza iniziale, vedendo la diminuzione dei concorrenti, era scemata.
I motivi erano due: gli americani conoscevano molto bene il committente e l’impresa russa era naturalmente favorita essendo vicina come fede ai greci-ortodossi e avendo Putin finanziato l’opera con un consistente contributo di tre milioni di euro. L’azienda moscovita durante la visita chiede se tutto il legno delle capriate antico poteva essere sostituito con nuovo legname.
Una domanda che ha creato lo sconcerto tra i tecnici della committenza, i quali hanno mostrato la linea guida progettuale, frutto del raggruppamento italiano capitanato dalla Università di Ferrara, e dal quale si evinceva il massimo rispetto della filosofia italiana del restauro con il minimo intervento e la massima conservazione. Linee guida che hanno provocato il ritiro dei russi dovuto alla loro inesperienza dei canoni della conservazione.
Dopo l’offerta finale del mese di Giugno, a Luglio la committenza ci invita il 15 Agosto 2013 per firmare il contratto.
Al cospetto delle tre Confessioni Cristiane, del Primo Ministro Palestinese Rami Hamdallah, del Presidente del Comitato Ziad Al Bandak, sottoscriviamo il contratto. L’inizio dei lavori è il 15 settembre e da quel momento prende il via l’organizzazione per importare materiali e attrezzature, gestire la manodopera italiana, farla vivere ed abitare a Betlemme.
In cinque anni sono arrivati dall’Italia circa 48 container, 230 persone, 64 tra aziende, professionisti, centri di ricerca, Università.
La gestione di un lavoro cosi importante non è stata semplice in un Paese che non ha patti bilaterali con l’Italia, in una situazione di tregua venuta meno nel maggio 2014 quando inizia per 58 giorni la guerra di Gaza.
Un missile raggiunge Bethlehem e cade a 300 metri dalla Basilica.
La buona collaborazione della Diplomazia Italiana ha sostenuto molto il cantiere sia con i permessi in Israele per i dipendenti italiani che con le procedure burocratiche in Palestina.
Il progetto iniziale relativo al tetto e alle finestre ha avuto un buon esito tanto che in cinque anni al contratto principale sono stati allegati 22 nuovi contratti, merito dei fondi che il Comitato Presidenziale è riuscito a raccogliere con sponsor da tutto il mondo comprendendo Stati Europei, Russia, Marocco, Turchia, privati palestinesi, banche locali e altri (la lista precisa è sul sito www.nativityrestoration.ps).
Durante il restauro dei mosaici del 1167, mai restaurati a causa dello Statu Quo tra le tre Chiese, abbiamo scoperto al di sotto dell’intonaco successivo al terremoto del 1832, un angelo in mosaico, il settimo angelo essendone rimasti in luce solamente sei.
La notizia fa il giro del mondo, esce su più di 1000 media e anche Papa Francesco, durante la ROACO (Udienza pubblica in San Pietro delle Chiese Orientali), descrive il ritrovamento con la frase: «Mi è stato riferito che nel corso dei restauri è venuto alla luce un settimo angelo in mosaico che, insieme agli altri sei, forma una specie di processione verso il luogo che commemora il mistero della nascita del Verbo. Questo fatto ci fa pensare che anche il volto delle nostre comunità ecclesiali può essere coperto da «incrostazioni»… ma tutti voi, con i vostri progetti e le vostre azioni potete cooperare a questo “restauro” perché il volto della Chiesa rifletta la luce di Cristo».
Grazie anche a questo avvenimento, la nostra azienda è conosciuta in tutto il mondo, dopo che avevamo vinto l’appalto e cosi è stato.
Adesso stiamo valutando molte possibilità che prima non erano raggiungibili, anche la consapevolezza interna all’azienda è cresciuta. Abbiamo superato la prova di una commessa in un paese non semplice, di livello tecnico-professionale molto alto, con interventi complessi e di grande dimensione, con un management molto più articolato e un importo lavori di quasi dieci volte la commessa più grande mai affrontata.
Adesso siamo pronti per altre sfide, se Dio vuole o come si dice in Terra Santa: «inshallah».
Gianmarco Piacenti è presidente di Piacenti spa.