di Giuseppe Scaglione

Perché un festival calabrese in cui vino e design sono protagonisti?

In Calabria un nuovo progetto culturale intende promuovere un Festival in cui Vino e Design si configurino come occasione di rilancio dell’attività enologica calabrese, attraverso attività e strategie per una maggiore originalità, capacità di competizione e innovazione delle produzioni alle quali il design, nel suo insieme, può contribuire.

Calabria WINE Design Festival è un evento dedicato alle produzioni vitivinicole e al design, che mira a dare visibilità e sensibilizzare operatori del settore vinicolo calabrese, ma al contempo olivicolo e agroalimentare in genere, in direzione di una importante aggiunta di valore strategico che il design può stimolare per nuovi contenuti e contenitori del vino e dei prodotti agroalimentari Made in Calabria. Soprattutto tende a stimolare l’insieme delle attività che vanno dalla comunicazione e packaging, alla cura dei paesaggi produttivi, alle architetture del vino, agli itinerari nei luoghi di produzione, affinché possano contribuire a sostenere le nuove sfide sui mercati nazionali e internazionali.

Il Festival mira a rispondere ad alcune domande che il mercato pone ai produttori, come ad esempio come possono una bottiglia, un contenitore di bevande alcoliche, ma anche di olio, di distillato, di spumante, diventare un oggetto di design. Applicato agli alimenti, il design deve essere in grado rendere il prodotto capace di catturare l’attenzione ed evocare una reazione sensoriale. Per il tema del vino, del cibo, dei prodotti agroalimentari in genere, deve essere evitata una sua eccessiva spettacolarizzazione. In ambito alimentare, la creatività è molto più difficile che in altri, perché ha a che fare con un prodotto vivo, che si evolve.

D’altro canto, siamo tutti edotti che può capitare che prodotti di eccellenza rimangano in ombra a causa di un mancato o errato sviluppo di un percorso creativo. In ambito alimentare, ma non solo, il packaging gioca ormai, nel mercato globale, così come locale, un ruolo centrale, risultando parte integrante del sistema progettuale del prodotto.

Ed è ormai noto a noi tutti anche la parabola che il vino italiano ha vissuto, in un percorso evolutivo straordinario, che ha portato alla necessità -dagli anni ’80 in poi-, di un’evoluzione anche da un punto di vista estetico. Quali sono le implicazioni di questo percorso? I nostri vini godono oggi di una straordinaria autorità e notorietà, per tale ragione, quando se ne progetta l’estetica, importante è tenere conto del concetto di territorialità, valorizzandolo dal punto di vista visivo e soprattutto multisensoriale.

Bottiglia, etichetta, confezione attraverso la grafica e il design, sono la rappresentazione di storie, di persone, luoghi e cose, capaci di rispecchiare l’intera filiera di produzione, aumentarne l’autenticità la riconoscibilità, la capacità competitiva.

Infine, non possiamo dimenticare che dagli anni ‘90 in poi, la progettazione architettonica di alcune cantine, che è stata affidata ad architetti di fama internazionale, dando vita ad un fenomeno che coinvolge tutto il mondo, in particolare quello produttivo, ha aggiunto interesse verso questo prodotto.

Abbiamo esempi interessanti di questo fenomeno architettonico, in Italia e nel resto d’Europa, e le più significative sono quelle architetture che, pur non rinunciando alla forza espressiva dell’architetto, hanno saputo integrarsi con il paesaggio. Di una cantina si deve apprezzare anche l’inserimento di elementi che rappresentino simbolicamente la relazione storica tra vino e paesaggio, nel proprio territorio. Quando si rispetta questo criterio, una cantina d’autore diventa sito da visitare, oltre che luogo di marketing e comunicazione.

Giuseppe Scaglione. Architetto, nato ad Acri nel 1955, attualmente è Professore di Urban Design presso l’Università di Trento, direttore del Master MaDER, animatore e co-curatore del Padiglione Italia della VI Biennale di Architettura di Venezia (1996) dove ha esposto su invito della giuria internazionale. Ha scritto e pubblicato numerosi articoli e saggi tra i quali: “Avventure del progetto”, “Cities in Nature”, curato la serie “monograph.it” dedicata, tra gli altri, a Kengo Kuma, Antonio Citterio, Odile Decq, Reiulf Ramstad. È stato Direttore editoriale di Actar Italia e di LISt Lab, case editrici internazionali, Creative Art Director per istituzioni e aziende, curatore di mostre ed eventi sui temi del progetto contemporaneo. Dal 2020 è responsabile scientifico per i contenuti del magazine web e cartaceo, “NUOVO disegnoallitaliana” (www.disegnoallitaliana.it), fondatore della Società Scientifica Riagita e della società CCP Compagnia Comunicazione Progetto.