di Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino

“Econazisti!”. Una delle più note pop star italiane ha liquidato con questo insulto chi provava a denunciare l’impatto ambientale dei suoi megaconcerti sulle spiagge di tutta Italia. Ben presto la polemica che ha animato l’estate si è ridotta a un confronto tra chi era a favore e chi era contrario ai concerti sulla spiaggia. Non è stato facile orientarsi nemmeno per coloro che hanno a cuore il rispetto della natura. A livello nazionale Legambiente sosteneva l’iniziativa, mentre non sono mancate denunce e dissociazioni delle federazioni locali della stessa Legambiente.
Molti amministratori locali hanno salutato con entusiasmo l’arrivo della carovana dei Beach Party, con il suo indotto economico (alberghi, bar e ristoranti, eccetera) e reputazionale, con gli articoli sui giornali, i servizi radio e tv e i post sui social network. Per altri l’arrivo di decine di migliaia di persone per una notte porta tutti gli svantaggi del turismo mordi e fuggi. Come abbiamo appreso in questi anni di pandemie e di chiusure forzate, il turismo – con tutti i suoi annessi – è uno dei motori dell’economia italiana. Amministratori e commercianti apprezzano un evento o una manifestazione che accende i riflettori su un borgo o su un territorio, anche se per un solo giorno all’anno. Le ricadute sono immediate, evidenti e si possono facilmente trasformare in vantaggi politici, mentre le ricadute ambientali possono facilmente passare in secondo piano. Il sindaco di una cittadina italiana raccoglie più like con una storia Instagram con un cantante famoso che postando una foto mentre fa la raccolta differenziata.
Non ci vuole un esperto di catastrofi ambientali per scoprire che un assembramento di trentamila persone in un unico luogo ha un forte impatto sul territorio: e questo impatto va previsto e minimizzato. Nell’estate 2022 avremmo dovuto discutere di questo: le misure per limitare il danno ambientale erano efficaci? Si poteva e doveva fare di più? O quei mega-eventi semplicemente dovevano essere ospitati in ambienti forse meno “magici” e naturali, ma meglio attrezzati e meno vulnerabili?
Il tema dell’impatto degli eventi culturali va affrontato nel merito, e non solo nelle interviste dove gli uni e gli altri ribadiscono il proprio amore per la bellezza della natura incontaminata. Anche le Nazioni Unite hanno ribadito che il mondo della cultura deve impegnarsi a ridurre la propria impronta ambientale: un evento culturale deve essere “ideato, pianificato e realizzato in modo da minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente e da lasciare una eredità positiva alla comunità che lo ospita”.

Per una progettazione culturale sostenibile
L’Italia è uno dei pochi paesi europei che già da una quindicina d’anni ha adottato uno specifico piano d’azione per gli acquisti verdi nel settore pubblico, il Green Public Procurement (GPP). È ancora oggi l’unico paese in Europa a prevedere un’obbligatorietà di GPP pari al 100% dei casi qualora ci sia, per quella determinata categoria merceologica, un decreto ministeriale che fissa dei requisiti ambientali minimi da rispettare. Al momento le categorie sono diciotto e riguardano in primis l’edilizia, l’illuminazione pubblica, la gestione dei rifiuti, l’arredo, la ristorazione e il tessile.
Ma quindici anni dopo l’introduzione del GPP, non è ancora previsto l’inserimento dei Criteri Ambientali Minimi (i CAM, che determinano le modalità con cui raggiungere gli obiettivi del GPP) nel settore della cultura, anche se la loro impronta ambientale può essere significativa. Grazie agli investimenti del PNRR, negli scorsi mesi il Ministero della Transizione Ecologica del Governo Draghi ha espresso la necessità di introdurre dei CAM anche per mostre, festival e convegni organizzati da enti pubblici. Le linee guide prevedono che gli eventi culturali che, almeno in qualche aspetto, coinvolgono la Pubblica Amministrazione dovranno raggiungere un impatto ambientale prossimo allo zero. La riforma non riguarda solo la parte comunicativa e promozionale delle manifestazioni, ma ingloba il concetto di ecosostenibilità anche nella fase progettuale e nella realizzazione.

Per farlo, è necessario prendere in considerazione la “catena di approvvigionamento” di una manifestazione, adottando metodi, strumenti e invitando a ripensare le modalità contrattualistiche collaudate: le gare d’appalto focalizzate su un ribasso ecologico, e non solo economico, e fornitori che abbiano un basso impatto sull’ambiente, oltre che sulla spesa pubblica. Tra le indicazioni, una location che comporti un minimo impatto; l’uso di materiali riciclati e riciclabili in tutte le fasi di produzione dell’evento; l’uso di mezzi di trasporto a basso consumo; l’incentivazione della raccolta differenziata. Realizzare eventi sostenibili contribuisce inoltre al raggiungimento di alcuni dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) stabiliti dall’ONU, e ne aiuterebbe l’implementazione in un’ottica interdisciplinare, incrementando la capacità di visione delle istituzioni territoriali e locali.

Il TrovaFestival Day del 1° dicembre 2022
Non basta dichiararsi amici della natura, scrivere libri e allestire spettacoli che esaltino la bellezza dell’ambiente e che magari ci diano consigli per una vita più green. È necessario che anche la produzione culturale diventi più rispettosa dell’ambiente, anche se gli eventi spettacolari e culturali, nella loro natura festiva ed effimera, sono spesso caratterizzati dallo spreco, dall’ostentazione, dall’usa e getta, Dobbiamo ripensare e riprogettare gli eventi culturali con diverse modalità, che abbiamo un minore impatto ambientale e che contribuiscano a cambiare l’atteggiamento dei cittadini anche attraverso l’esperienza vissuta nell’evento.
Per questo motivo con l’Associazione TrovaFestival, che mappa e studia i festival culturali italiani dal 2016, in collaborazione con lo studio BBS-Lombard, propone la seconda edizione di TrovaFestival Day, una giornata di approfondimento dedicata a chi lavora nel settore a livello sia curatoriale e direttoriale sia produttivo e comunicativo, ma anche agli amministratori pubblici e agli appassionati di festival. Il tema dell’edizione 2022: il rapporto tra cultura e green, con particolare attenzione al mondo dei festival e degli eventi culturali.

Qualcosa si muove
Che cosa significa oggi per un festival “essere sostenibile”? Quali obiettivi vanno perseguiti? Quali pratiche devono essere adottate? Le nuove tecnologie e i nuovi materiali possono aiutarci a ridurre l’impatto ambientale?
Anche l’ente internazionale di normazione, che comprende gli organismi nazionali di standardizzazione di 162 Paesi (ISO) ha redatto un modello dentro il quale gli organizzatori ed i loro fornitori possono sviluppare un sistema per la gestione di eventi sostenibili attraverso uno standard internazionale rivolto ai Sistemi di Gestione Sostenibile per gli Eventi (SGSE). Il modello individua tre livelli di sostenibilità, economica, sociale e ambientale, ed è rivolta a eventi, organizzatori, fornitori, location, area eventi di aziende (per info: https://www.iso.org/iso-20121-sustainable-events.html).
Già nel 2013, il progetto ZEN - Zero impact cultural heritage event network nato nell’ambito di un finanziamento Interreg Europeo mettendo in relazione buone pratiche locali e dando consigli su come poter rendere gli eventi culturali più sostenibili, partendo dall’organizzazione e arrivando alla comunicazione, passando per il coinvolgimento del pubblico (per info: http://zen-project.eu/new/).

O ancora nel 2015, nell’ambito del progetto “Innovazione e capacity building 2015”, finanziato dalla Fondazione Cariplo, anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica ha ideato un manuale per promuovere e diffondere all’interno della propria associazione capacità di progettazione mirate all’organizzazione di eventi sostenibili (per info: https://www.inu.it/news/eventi-sostenibili-ecco-il-manuale-dal-progetto-quot-innovazione-e-capacity-building-quot/).
L’idea alla base è che la nuova sensibilità ambientale deve avere un impatto nella produzione degli eventi. Di recente diverse iniziative e progetti hanno iniziato a muoversi in questa prospettiva. Nel 2019 Umbria Jazz ha lanciato il progetto “Wake Up! Music will save the planet!”, ovvero otto punti da realizzare entro il 2023 – in occasione del cinquantesimo anniversario della manifestazione. Sono stati individuati questi obiettivi: la riduzione dell’uso della plastica; La raccolta differenziata; animazione e formazione rivolte ai bambini per sensibilizzare al tema; l’uso di energie rinnovabili; l’uso di car sharing per organizzatori e pubblico; la digitalizzazione; la lotta allo spreco alimentare; e una richiesta attiva agli artisti di aderire al progetto.
(per info: https://www.umbriajazz.it/info-utili/uj-per-la-difesa-dellambiente/) Sempre in ambito musicale, nel 2021 nasce “Jazz Takes the Green”, la rete dei festival jazz ecosostenibili, prima esperienza italiana di aggregazione di eventi culturali che hanno a cuore la causa green. Tra i promotori Time in Jazz, il festival fondato e diretto dal musicista Paolo Fresu nel cuore della Sardegna. (Per info: https://timeinjazz.it/associazione/green-jazz/)

Nel febbraio del 2022 anche AFIC (Associazione Italiana Festival di Cinema) ha lanciato il progetto “Festival Green”, individuando dieci aree tematiche, ovvero la base per “mettere in atto buone pratiche ambientali nell’organizzazione di eventi cinematografici”. Si va dalla mobilità sostenibile alla riduzione dei consumi energetici; dalla digitalizzazione all’allestimento, passando per la gestione dei rifiuti e la produzione di gadget; dalla gestione degli ospiti alla sostenibilità alimentare, dalla cultura ambientale e dalla sostenibilità sociale alla comunicazione. (per info: https://www.aficfestival.it/2022/02/25/afic-guida-festival-green-transizione-ecologica/)
In ambito teatrale, in Italia poco si muove, anche se diverse manifestazioni si proclamano orgogliosamente green e molti festival stanno già mettendo in atto “buone pratiche” di sostenibilità ambientale. Nel giugno 2016 Fienile Fluò a Bologna ha ospitato una interessante riflessione sul rapporto scena-natura, con la partecipazione di numerose realtà attive nella sperimentazione in questo settore (per info: http://www.crexida.it/connessioni-scena-natura-un-incontro-immersivo-sulla-cultura-e-sullarte-nella-natura/ ).
In Europa, tra i vari progetti di festival ed eventi a economia circolare, si segnala l’esperienza di GEX – Green Europe Experience, una rete di festival musicali e un Living Lab della durata di tre anni finanziato da Creative Europe nel 2019 con l’obiettivo di creare, testare e valutare un modello di pratiche di produzione e monitoraggio sostenibile e replicabile per i festival musicali europei, grazie ad azioni e strategie offline e online.
In Inghilterra nell’autunno 2022 è stato presentato il “Theatre Green Book”, a partire da una indagine secondo la quale il 77% degli spettatori di teatro si aspetta che i teatri affrontino il problema della sostenibilità dentro e fuori dalla scena.
Il progetto, in collaborazione con la società di ingegneria Buro Happold, spinge a ripensare il mondo del teatro in un’ottica più verde, dagli edifici alle progettualità degli artisti e degli operatori (per info: https://theatregreenbook.com/).
Cambiare rotta Parlare di sostenibilità per i festival è per certi aspetti un paradosso. La parola “festival” ha intrinseco il concetto di festa, con la sua natura temporanea ed effimera, che spesso prevede e quasi incoraggia la possibilità dello spreco. Un esempio sono le scenografie, che tipicamente vengono usate per un unico spettacolo.
Un’altra caratteristica dei festival è che favoriscono l’incontro, lo scambio, la scoperta dell’altro, anche favorendo la mobilità degli artisti, degli osservatori-critici, del pubblico. La novità che arriva dall’estero è uno dei punti di forza degli eventi culturali. Questa esigenza contrasta con la necessità di ridurre l’impatto dei viaggi, soprattutto in aereo.
Sono solo due esempi che fanno intuire la complessità di una transizione verso forme di progettazione culturale (più) sostenibile. È una consapevolezza che deve riguardare l’evento nella sua globalità, e in tutte le sue fasi, dall’ideazione e progettazione alla realizzazione, dalla scelta dei fornitori a quella delle location, alla comunicazione e marketing. Si possono utilizzare più spesso materiali riciclati e riciclabili.
Fondamentale è la gestione del pubblico, compreso il food and beverage. Non si tratta solo di realizzare una manifestazione che rispetta l’ambiente, ma anche di educare lo spettatore a un comportamento ugualmente rispettoso dell’ambiente.
Lo stesso discorso vale per chi partecipa alla realizzazione dell’evento, che deve essere consapevole degli obiettivi (una manifestazione “eco”) e dei metodi utilizzati per raggiungerli.
È dunque necessario formare adeguate figure professionali, responsabilizzando tutti coloro che circuitano attorno alla manifestazione, dando loro le basi per una corretta conoscenza delle diverse problematiche interessate da questa transizione.
È anche opportuno mettere a punto adeguati meccanismi di autovalutazione, che chiariscano gli obiettivi da raggiungere nelle diverse fasi di lavoro: anche a questo lavoriamo al TrovaFestival Day del 1° dicembre 2022.
Solo un profondo cambio di paradigma, supportato da adeguate politiche culturali, può portare a una cultura adeguata alle sfide del presente, che non si limita a proclamare l’amore per la natura e a dichiararsi rispettosa dell’ambiente, ma opera responsabilmente nella fase creativa, nel corso della produzione e nel rapporto con lo spettatore. Per accrescere la nostra consapevolezza e cambiare i comportamenti, cominciando dallo spazio-tempo circoscritto di un evento culturale.

Giulia Alonzo, scrive di teatro e arte, ha fondato e cura il portale Trovafestival e lo spazio culturale Bolzano29 a Milano


Oliviero Ponte di Pino, è scrittore, docente a Brera e conduce Piazza Verdi su Radio3. Cura progetti culturali come ateatro.it e BookCity Milano