di Alice Previtali e Bianca Barozzi

Come si fa a parlare di cose difficili? Di temi controversi, di questioni complesse, di fenomeni invisibili? Come si fa? È un compito faticoso che diventa ancora più problematico se a parlare sono quelle voci che spesso (e troppo spesso) restano inascoltate. Il difficile del difficile, si potrebbe dire. 

Il progetto LINK si è dato un obiettivo difficile: quello di spostare l’accento dalla retorica del disagio, del dolore e dello sfruttamento. Ha preferito mettere al centro i temi e le persone senza paura delle contraddizioni, delle possibili sporcature, degli errori, dell’urgente bisogno di risignificare, di tradurre, di spogliare lo sguardo dalle vecchie sovrastrutture e, finalmente, di guardare. Quando si tocca un margine, tutte le categorie a cui siamo abituati saltano. Quando ci si avvicina a un margine, le informazioni cominciano a mancare, si fanno approssimazioni o, peggio, pregiudizi. Diventa fondamentale allora analizzare, conoscere i contesti, le dinamiche, i fenomeni. LINK ha permesso di guardare alla ricchezza dei margini con un profondo lavoro collettivo che ha saputo raccogliere – con coraggio – tanti punti di vista, che ha allargato le possibilità, creando uno spazio di racconto capace di non escludere nessuno. L’ha fatto assieme ai giovani, depositari di nuove domande e di nuovi linguaggi per esprimere possibili risposte.

Come far incontrare il lavoro di chi tutti i giorni sostiene e affianca persone vulnerabili e discriminate e quello di chi vorrebbe imparare a parlare di queste persone, raccontando le loro storie? LINK nasce come laboratorio partecipato di scrittura giornalistica e genera una rivista EMERSIONI, realizzata anch’essa in modo partecipato e collaborativo. EMERSIONI è, infatti, il risultato del contributo collettivo delle ragazze e dei ragazzi che hanno partecipato al laboratorio, delle voci di persone sfruttate, vulnerabili ed emarginate e degli operatori e delle operatrici che lavorano ogni giorno a contatto con queste persone. EMERSIONI è una collezione di voci, per molti versi, marginali. Marginale è, infatti, la considerazione che si ha delle nuove generazioni e della loro sensibilità, marginale è l’approfondimento necessario a cogliere l’essenza dei temi, marginale è, infine, la condizione di chi vive immerso in scenari e circostanze a cui viene concesso di abitare solo i bordi e le ombre della città. L’obiettivo di LINK è proprio questo: imparare a scrivere di cose difficili affinché i margini possano allargarsi ed essere compresi e raccontati anche a nuovi pubblici.

 

LINK nasce nel 2021 quando cheFare – agenzia per la trasformazione culturale e Codici – Ricerca e intervento lanciano un laboratorio di giornalismo per giovani under 25. Il laboratorio si sviluppa all’interno del progetto Derive e Approdi della Città Metropolitana di Milano, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità. Derive e Approdi è un’azione sistemica per il contrasto alla tratta di esseri umani e la messa in protezione delle vittime di sfruttamento sessuale, grave sfruttamento del lavoro, accattonaggio ed economie illegali. LINK ha accompagnato, per due edizioni consecutive, due diversi gruppi di partecipanti alla scoperta – attraverso la ricerca e la scrittura – del lavoro quotidiano di Derive e Approdi, grazie alla guida del giornalista e reporter Giuliano Battiston. Battiston, direttore di Lettera22 e già collaboratore di quotidiani e riviste tra cui il Manifesto, l’Espresso, Gli asini, Il Venerdì di Repubblica ha messo a disposizione dei giovani partecipanti la sua lunga esperienza nella narrazione delle periferie e della vita delle comunità.

LINK ha favorito un approccio basato sull’emersione e sulla valorizzazione delle diversità e delle specificità, ha insistito sulla collaborazione e sulla co-progettazione, mettendo in relazione – in un’ottica esplicitamente polifonica – persone, organizzazioni e istituzioni apparentemente lontane tra loro. In entrambe le edizioni, LINK si è articolato in quattro fasi.

La prima fase (durata un mese) è stata una call aperta alle giovani e ai giovani della città Metropolitana di Milano che invitava a candidarsi per mettere in campo la propria voce e la propria sensibilità e per provare a raccontare storie spesso sommerse o distorte dalle narrazioni mainstream.

La seconda fase (durata tre mesi) è stata quella del laboratorio, in cui le redattrici e redattori selezionati sono stati chiamati a riflettere e a sviluppare concretamente i loro racconti attraverso articoli, interviste e reportage che coinvolgessero direttamente i protagonisti dei temi trattati. La redazione di LINK ha incontrato più volte gli operatori di Derive e Approdi ed è andata più volte sul campo tra case di accoglienza, mercati informali, uscite diurne e serali. I contenuti delle due riviste sono molto diversi tra loro:

  • nella prima edizione Emersioni: Storie e percorsi dallo sfruttamento all'autonomia (2022), la redazione si è dedicata ai temi dello sfruttamento sessuale e della tratta illegale di esseri umani;
  • nella seconda Emersioni: incontri, testimonianze e domande sul grave sfruttamento lavorativo (2023), la redazione ha – invece – toccato il tema dello sfruttamento del lavoro. I perimetri territoriali si sono quindi allargati, aggiungendo alla città di Milano anche le zone limitrofe.

La terza fase (durata quattro mesi) è stata quella della realizzazione del prodotto editoriale. Le redattrici e redattori si sono misurati con la progettazione, il design e la composizione di una rivista, grazie al supporto e al confronto con Parco Studio (studio grafico di Milano) che ha seguito tutto il percorso di pubblicazione. Gli incontri tra la redazione e Parco Studio hanno approfondito i modi e le tecniche con cui la forma e l’identità visiva possono valorizzare i contenuti, il taglio dei vari contributi e i diversi punti di vista, aumentando la qualità generale del prodotto. 

La quarta fase, infine, è stata quella della disseminazione del percorso e della rivista che – dalla prima presentazione fino agli incontri in diversi contesti e spazi chiave del nord Italia – è durata cinque mesi. EMERSIONI è stata raccontata all’interno di Festival dedicati all’editoria e ai libri, di eventi organizzati da nuove associazioni, durante presentazioni di altri progetti affini, all’interno della programmazione di spazi che avevano semplicemente voglia di capire come questa esperienza avesse concretamente permesso di parlare di cose difficili e di farlo in modo nuovo, collaborativo e partecipato, ma sempre strutturato e soprattutto in modo professionale e di qualità.

Lavorare con tre margini

Con il progetto LINK e la rivista EMERSIONI si è lavorato con tre margini, tre universi distinti ma connessi, dotati di peculiarità e specifiche che hanno composto un complesso intreccio di narrazioni, di sensibilità e di punti di vista.

Il primo margine è quello relativo ai soggetti vulnerabili, gli sfruttati e le sfruttate. Persone che, a causa delle loro condizioni sociali ed economiche, si trovano confinate in modo temporaneo o permanente ai margini della società, stigmatizzate e intrappolate all'interno di una narrazione generalizzata e semplicistica, che spesso rende difficile affrontare e discutere in modo autentico e significativo i loro problemi.

Il secondo margine è quello degli operatori e delle operatrici del progetto Derive e Approdi. Professionisti impegnati quotidianamente a lavorare accanto a persone poste ai margini. Pur essendo professionisti esperti, dotati di una vasta esperienza e di una profonda conoscenza dei fenomeni sociali e delle dinamiche in atto, gli operatori e le operatrici restano spesso confinati all’interno del proprio settore, non disponendo di risorse e strumenti adatti a tradurre e rendere accessibile la narrazione del loro lavoro per un pubblico più ampio.

Il terzo margine è rappresentato dai giovani. Spesso etichettati come inclini alla semplificazione o disinteressati ai temi complessi e all’attualità, gli appartenenti alla Generazione Z si trovano in una sorta di limbo, con poche opportunità di mettersi in dialogo autentico con nuovi contesti e con altre generazioni.

I primi due margini

La rete del progetto Derive e Approdi nasce per contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani e proteggere le vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo, accattonaggio ed economie illegali nei territori di Como, Milano, Monza Brianza, Sondrio e Varese. Il progetto mira a tutelare e reintegrare socialmente ed economicamente le persone attraverso percorsi di protezione e supporto. Durante il lavoro svolto con gli operatori e le operatrici del progetto, è emerso in modo chiaro come i soggetti vulnerabili sono difficili da intercettare e rimangono spesso invisibili, non accedendo ai servizi offerti nei contesti istituzionali. La rete risponde allora alle necessità di queste persone (protezione immediata, supporto psicologico, assistenza legale e reinserimento sociale) attraverso un lavoro capillare sul territorio e una stretta collaborazione con enti pubblici e privati. La rete di Derive e Approdi ha sottolineato – nel corso del progetto – l’importanza della narrazione come strumento di apertura, di conoscenza, di sensibilizzazione e di reale cambiamento sociale. Per questo si insiste sulla necessità di rintracciare e restituire le storie delle vittime. Le storie raccolte nelle due edizioni di EMERSIONI chiariscono le dinamiche di sfruttamento e fotografano la complessità dei fenomeni, evidenziano le sofferenze e le speranze delle vittime senza costruire generalizzazioni vuote, ma procedendo per contributi molto specifici e personali capaci di toccare il pubblico e invitarlo a riflettere e a essere più consapevole.

Il terzo margine

Come coinvolgere la Generazione Z? E in che senso questa rappresenta un margine? La prima forma di marginalizzazione che colpisce i giovani è di stampo economico. Le difficili condizioni connesse con l’accesso e la permanenza nel mondo del lavoro portano a frustrazione, disillusione e a preoccupanti forme di esclusione civica e politica. Lo scenario paradossale è la scarsa accessibilità di questa generazione agli spazi istituzionali, anche quando questi stessi spazi sono animati da iniziative e progetti che toccano temi strettamente connessi con la loro vita e le loro condizioni. Questo scollamento è aggravato da una scarsa disposizione del mondo adulto a comprendere i canali utilizzati dalla Generazione Z, marchiandoli spesso come vuoti, devianti e superficiali. Attraverso la progettazione con i ragazzi e le ragazze di EMERSIONI, è venuto in luce come il desiderio di raccontarsi sia al centro del loro tempo libero e (spesso) solitario. Mettersi nelle condizioni di avvicinarsi e osservare i giovani può portare a scoperte che modificano in modo rilevante la percezione adulta della condizione giovanile, favorendo la collaborazione intergenerazionale. La marginalità non è solo un luogo di repressione e sofferenza, ma anche uno spazio di resistenza, di apertura radicale, di speranza e di opportunità. I giovani hanno la capacità (forti della marginalità propria del loro ruolo) di mettere in discussione e di rileggere la società e le sue istituzioni a partire proprio da un punto di vista periferico, diverso e quindi creativo e dirompente, offrendo spazi di consapevolezza anche agli adulti. È stato grazie alle redattrici e ai redattori di EMERSIONI, grazie al loro impegno, alla loro costanza, alle loro capacità che si è riusciti a cogliere la complessità, che ci si è opposti alle semplificazioni, che si è rifiutato il sensazionalismo, ma si è stati accanto e poi dentro le storie, lavorando con pazienza a un possibile cambio di prospettiva.

EMERSIONI ha permesso di esplorare il potere della narrazione e della scrittura come strumenti per promuovere consapevolezza, per sensibilizzare e per ispirare azioni positive future. Attraverso le storie raccontate, le redazioni hanno tradotto le esperienze di Derive e Approdi, immaginando nuovi significati e mettendoli in condivisione. Si sono, inoltre, approfonditi e divulgati saperi e competenze specifiche e settoriali. I contributi pubblicati, infatti, non sono stati pensati per gli addetti ai lavori, ma si rivolgono a pubblici più ampi, mettendo a disposizione dei lettori elementi per conoscere, riconoscere, ascoltare e (volendo) produrre nuovi contenuti. Quando si lavora con i margini bisogna avere pazienza, prendersi del tempo, sospendere il giudizio, evitare discorsi approssimativi, conclusioni affrettate, linguaggi usuali e stigmatizzanti. Quando si lavora con i margini bisogna saper guardare, conoscere e riconoscere, inventare modi nuovi di stare, accettare una certa quota di caos, concedersi forme anche faticose di fallimento. Lavorare con i margini non è una vuota intenzione retorica, ma una necessità cruciale e farlo coinvolgendo i giovani è – se possibile – ancora più urgente e necessario. La loro percezione del presente e la loro visione del futuro, composito panorama di speranza e di insoddisfazione, offrono un punto di vista unico e prezioso, che non va sprecato. Le nuove generazioni sono consapevoli delle trasformazioni in atto e possono (e vogliono) assumere un ruolo di protagonisti. Costruire un ponte tra le generazioni, includendo i giovani nel dibattito culturale, è tra le azioni più rilevanti che si possano compiere per costruire una società migliore: più consapevole, più inclusiva e più umana.

Alice Previtali Project Manager, è nata a Milano nel 1993. Dopo una laurea in Filosofia all'Università Statale di Milano e un'esperienza in Fondazione Prada, si è trasferita in Inghilterra dove ha studiato Storia dell'Arte a York. Dopo la laurea, si è trasferita a Londra per lavorare presso la galleria tedesca Sprüth Magers, dove ha iniziato a lavorare a stretto contatto con artisti contemporanei. Tornata in Italia, ha lavorato per la galleria Lia Rumma come artist liaison. Ha lavorato, poi, come freelance nella produzione di mostre e di progetti con artisti del continente africano per istituzioni italiane. Oggi lavora come Project Manager da cheFare nell'area fundraising, innovazione culturale e progetti europei.

Bianca Barozzi Project Manager, si è laureata in Storia all’Università degli Studi di Milano ha conseguito un master in Management della Cultura e dei Beni Artistici e uno in Social Media Communication presso RCS Academy Business School. Dal 2021 all’interno di cheFare è project manager e si occupa di progetti di ascolto, protagonismo giovanile e coinvolgimento del territorio. Si occupa inoltre di pianificazione, sviluppo e gestione di progetti culturali; organizzazione e produzione eventi e organizzazione e gestione workshop.