L'impresa sociale, un'avventura nell'avventura
di Francesca Moncada
Otto anni fa ho fondato l’associazione Le Dimore del Quartetto, con la volontà̀ di sviluppare una rete di scambio fra giovani gruppi emergenti di musica da camera e dimore storiche sparse in tutta Europa. Spazi di residenza artistica in cambio di musica. La risposta sorprendentemente numerosa e positiva che questa idea ha riscontrato mi ha portata nel 2018 a proporre questo semplice modello al bando Innovazione Culturale di Cariplo. È stato incredibile vincere al pari di progetti ipertecnologici con una proposta basata su quartetti d’archi e patrimonio storico, ma così è stato. Oltre ad un grant economico, Cariplo attraverso consulenti e project manager, ha dispensato numerosi consigli per lo sviluppo dell’attività̀, fra questi la transizione da Associazione a Impresa Sociale. Con questa nuova forma giuridica l’organizzazione avrebbe potuto beneficiare di donazioni e supporto da fondazioni e privati da un lato, e allo stesso tempo avrebbe potuto intercettare risorse da aziende e imprese con una chiave commerciale attrattiva e professionale.
Mi era sembrata da subito una formula davvero interessante e innovativa, capace di cogliere un nuovo modo di operare del terzo settore, basato non solo sul volontariato, ma forte di una professionalità̀ e di un lavoro d’impresa in grado di dare continuità̀ e risposte concrete alla mission aziendale, capace di rispondere a bisogni non strettamente legati ad una dinamica economica, ma piuttosto alla creazione di valore. Grazie all’innovatività̀ dello studio Milano Notai che è stato forse il primo in Italia a realizzare le trasformazioni aziendali online al tempo del covid, dopo varie peripezie riusciamo a diventare finalmente una S.r.l. Impresa Sociale a tutti gli effetti, ma ci accorgiamo presto che questa forma giuridica di recente formulazione, apparentemente molto duttile, in realtà̀ è poco conosciuta ed è recepita in modo distorto dagli stakeholder.
Termini come “S.r.l. Impresa Sociale” evocano erroneamente l’immagine di un’entità̀ profit, rendendo equivoco il dialogo con potenziali sostenitori e finanziatori.
La stessa Fondazione Cariplo negli anni successivi alla modifica giuridica, ha cominciato a identificare la nostra Impresa come startup, e ai numerosi progetti presentati ci veniva risposto che non erano bandi adatti noi, per poi dirottarci verso investitori per giovani aziende.
Ci siamo visti porte chiuse e abbiamo ricevuto anche qualche commento ironico sulla nostra presentazione come non-profit, come se la nostra doppia anima nascondesse un’attitudine ben diversa.
Fortunatamente l’Europa non la pensa così, la partecipazione a Bandi Europei ha premiato questa forma giuridica più imprenditoriale, capace di costruire attività̀ economicamente sostenibili e di avviare strategie e servizi utili allo sviluppo concreto di un’impresa che produce valore per la società̀ e non profitto. La commissione Europea, infatti, premia l’impresa sociale rispetto all'associazione in quanto rappresenta una vera e propria azienda con un obbligo di trasparenza di bilancio controllato da un revisore dei conti esterno che ne garantisce l’andamento.
Purtroppo, l’Italia, che ha sviluppato queste forme giuridiche all’avanguardia, non ha contemporaneamente svolto un’azione informativa adeguata con un conseguente disallineamento pericoloso fra le imprese sociali e gli stakeholder. Le fondazioni di erogazione ma anche gli stessi operatori pubblici, spesso ignorano la struttura non-profit dell’impresa e negano fondi privilegiando associazioni dilettantistiche perché́ più̀ chiaramente non a scopo di lucro ai loro occhi. Questa confusione ci ha portato a situazioni kafkiane, dove dopo l'ottenimento del 5x1000 e lo sviluppo di una campagna di comunicazione per coinvolgere attivamente la nostra community, scopriamo a distanza di due anni di non essere fra i beneficiari per questo contributo.
O meglio, se da un lato abbiamo ricevuto una comunicazione ufficiale che ci permette di richiedere il contributo, avallata dall’ammissibilità̀ visibile sul registro del RUNTS, dall'altro lato Le Dimore del Quartetto non è presente né nelle liste dei beneficiari, né nelle liste degli esclusi. Alla nostra richiesta di informazioni in merito, ci è stato detto che come S.r.l., l’Impresa non è eleggibile fra i beneficiari...forse perché́ prima della nascita delle Imprese Sociali le S.r.l. potevano essere solo a scopo di lucro? Ma se c’è la trasformazione di un settore che tra l’altro ha richiesto un lungo e sofferto periodo di maturazione, non si dovrebbe forse contestualmente adeguare tutto ciò̀ che almeno da un punto di vista pubblico è correlato a questa trasformazione? In questo modo si sta penalizzando chi abbraccia l’innovazione, chi coglie l’opportunità̀ di dare maggiore consistenza ad un settore fondamentale per il nostro paese, ma ancora poco strutturato e organizzato.
Siamo alle soglie di qualcosa di veramente diverso, per lavorare oggi il limite fra creazione di valore e creazione economica è sempre più̀ sottile, le società̀ profit devono offrire qualcosa di significativo alla società̀ civile e ai dipendenti così come le società̀ non-profit devono riconoscere il lavoro dei collaboratori e offrire servizi qualitativi per essere competitive. È finita l’epoca delle aziende con una mission esclusivamente economica e del volontariato amatoriale, le Società̀ Benefit da un lato e le Imprese Sociali dall’altro sono la risposta concreta a queste nuove necessità dove i lavoratori e il pubblico si ritrovano nella mission aziendale che è chiara e coerente, capace di sviluppare un messaggio comunitario forte e attraente. Per questo è necessario che il mondo intorno a queste nuove realtà̀ si trasformi con loro, per coadiuvare una nuova concezione del lavoro a beneficio di tutti. La mancanza d’informazione e l’assegnazione inadeguata di etichette, rappresenta per chi ha fatto questo salto in avanti un freno ingiusto e controproducente per l’intero settore.
Nonostante ciò̀ sono convinta che queste nuove forme giuridiche possano veramente essere una risposta concreta per un terzo settore più̀ solido e autonomo e una politica delle aziende più̀ responsabile. Sull'onda di queste riflessioni ho voluto lanciare l’allarme a chi mi aveva indicato la strada per lo sviluppo della mia Impresa Sociale, Franco Broccardi, a chi mi ha permesso di intraprenderla come lo Studio Milano Notai, a chi mi ha accompagnato in questi anni di evoluzione e crescita, Paola Dubini, a Carola Carazzone che lavora in Italia e in Europa per collegare le fondazioni con i migliori soggetti da sostenere, allo studio Pedersoli Gattai che ha scelto di rappresentarci pro bono malgrado queste criticità̀. Grazie a questa pubblicazione apriamo una discussione sul tema, ognuno con uno sguardo diverso, consapevoli che solo insieme possiamo comprendere a fondo problematiche e opportunità̀ per lo sviluppo di un nuovo modo di operare. Se vogliamo che il mondo del terzo settore si professionalizzi è necessario riconoscere quanto si sta già̀ facendo e quali sono le direzioni da condividere. Coprogettazione, trasparenza di gestione, bilancio sociale, monitoraggio e valutazione dei progetti, rendicontazione economica sono solo alcuni elementi che accomunano chi fa Impresa non profit, solo attraverso questi elementi concreti è giusto valutare il lavoro delle aziende, non fermandosi ad una dicitura che ancora oggi trae in inganno molti operatori di settore. L’impresa sociale è figlia di una consapevolezza emergente: il mondo del volontariato, per quanto cruciale, non sempre è sufficiente a garantire continuità̀, professionalità̀ e capacità di risposta alle complesse sfide della contemporaneità̀. Parallelamente, anche il profit deve evolvere, integrando responsabilità̀ sociale e sostenibilità̀. L’impresa sociale si propone come un ponte tra queste due visioni, offrendo modelli operativi che combinano rigore imprenditoriale con valori etici.
L’esperienza de Le Dimore del Quartetto evidenzia quanto sia cruciale un rinnovamento culturale e istituzionale per supportare questo nuovo modus operandi che ci ha permesso in soli otto anni di attività̀ di collaborare con una rete di oltre un centinaio di partner e coinvolgendo più̀ di 300 dimore in Italia e nel mondo, supportando oltre 700 musicisti provenienti da 63 paesi.
Dimore storiche e castelli, cortili, giardini, vigneti, piazze, teatri, chiese, scuole e università̀, RSA, carceri, ambasciate e istituti di cultura hanno beneficiato non solo di concerti ma di progetti musicali pensati per quei luoghi, con l'obiettivo di esaltarne l’anima, di restituire un’identità̀ storica o sociale. Le residenze permettono agli artisti di immergersi profondamente nei contesti, con dei risultati sorprendenti, mai banali per il pubblico che è sempre più̀ numeroso e coinvolto.
Abbiamo sviluppato una nuova forma di sostenibilità̀ della musica da camera, stimolando istituzioni e privati a trasformarsi in centri culturali nella propria area, promuovendo laboratori culturali nelle scuole di periferia e sensibilizzando le imprese a sostenere attività̀ culturali nei luoghi di fragilità̀ e a convertire i teambuilding in momenti di ispirazione collettiva attraverso la metafora del Quartetto d’archi.
Gli ostacoli nazionali non ci hanno impedito di vincere ben due volte il bando Piattaforme europee di Europa Creativa, permettendoci di raccogliere più̀ di cinque milioni di euro a favore di un settore erroneamente poco considerato in tutto il suo potenziale. Un traguardo straordinario che conferma la nostra realtà̀ come punto di incontro fra le diverse istituzioni europee profit e non profit, che operano nell’ambito della cultura, dell’arte, del patrimonio e del territorio in ambito internazionale.
Grazie alla nostra natura imprenditoriale e sociale in questi anni abbiamo potuto rispondere a molteplici bisogni con l’elasticità̀ di una startup creativa e la visione di una onlus, partecipando a bandi per portare la musica nelle periferie, organizzare festival regionali e nazionali e trovando sponsor per installare la statua di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, il primo monumento dedicato ad una figura femminile a Milano. Abbiamo lavorato a fianco di grandi aziende proponendo training e strategie di sostenibilità̀, convinti del potere trasformativo degli indici ESG (Environmental, Social, and Governance), indispensabili a monitorare lo sviluppo delle attività̀ e il perseguimento degli obiettivi delle imprese profit.
Ma se vogliamo potenziare l’opportunità̀ innovativa di questo nuovo modo di operare in Italia è necessario un adeguamento che vada oltre l’introduzione delle norme, promuovendo un ecosistema favorevole, attraverso la formazione e l’informazione, una riforma delle procedure di finanziamento e la promozione di modelli di successo.
L’impresa sociale non è un compromesso, ma una nuova prospettiva che mette le basi per un paradigma dell’economia rinnovato e arricchito da valori che sono divenuti imprescindibili per la nostra società.
Fondatrice dell’Impresa sociale Le Dimore del Quartetto di cui è presidente e amministratore unico. Francesca Moncada è anche presidente del Comitato AMUR, una rete fra le maggiori società concertistiche storiche in Italia, project Manager della piattaforma europea per artisti emergenti MERITA e ideatrice del progetto internazionale The String Circle per la valorizzazione dell’alta liuteria artigianale. Nel 2021 ha ideato il progetto Cristina Trivulzio 150, che ha portato alla posa della prima statua dedicata a una figura storica femminile nella città di Milano. Vincitrice del premio Women Value Company della Fondazione Marisa Bellisario e Intesa Sanpaolo, Francesca Moncada è anche consigliere di Europa Nostra, dell’Associazione Piero Farulli, dell’Associazione Diamo il La, membro del Comitato Nazionale Chigiana 100 e del Premio Internazionale Antonio Mormone.