Museo e Fondazione Solomon R. Guggenheim: finanziamenti privati per l'educazione all'arte
di Richard Armstrong
Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°4, Aprile 2019
ÆS: Fin dai suoi inizi il Solomon R. Guggenheim Museum è stato un punto di snodo per nuove forme d’arte e nuove idee. La sua architettura, non solo immobiliare ma anche legale, è unica al mondo e costituisce un esempio. Il Museo è una fondazione privata ma ha anche creato trust e altre forme di cooperazione che sono prese come esempio nel mondo. Ed è anche un hub per l’arte e il diritto fiscale. Può spiegarcelo?
RA: Il Guggenheim ha sempre avuto una visione rivolta all’esterno: dalla sua originaria attenzione all’arte non oggettiva europea sino alla creazione della sua impronta globale con l’aggiunta della collezione Peggy Guggenheim nel 1979, del Guggenheim Museum Bilbao nel 1997, e dei progetti per il futuro Guggenheim Abu Dhabi. Oltre alla nostra costellazione internazionale di musei, siamo stati anche pionieri nell’espandere la definizione di storia dell’arte globale attraverso una serie di progetti di successo e collaborazioni tra cui la nostra iniziativa artistica asiatica, la Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative, e la Robert H.N. Ho Family Foundation Chinese Art Initiative. In tutti questi progetti, miriamo a celebrare e a riflettere il mondo culturalmente ricco e interconnesso in cui viviamo.
ÆS: Una missione della Fondazione Solomon Guggenheim è anche aprire musei in tutto il mondo. Questo è il vostro modello organizzativo. Cosa ne pensate delle diverse legislazioni (sia nel campo del diritto che fiscali) in altri paesi? Ad esempio: la legge italiana sull’arte è più restrittiva di quella statunitense sia in termini di vendita di opere d’arte all’estero sia in termini di difficoltà di dedurre donazioni o investimenti in arte ed in generale diversa è la cultura dalla tassazione.
RA: Ognuno dei musei della nostra costellazione internazionale ha una propria forma di governo. La Fondazione Solomon R. Guggenheim è stata fondata nel 1937 e comprende la Peggy Guggenheim e il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. I musei aggiuntivi della costellazione condividono gli obiettivi della Fondazione per promuovere una maggiore comprensione e apprezzamento dell’arte moderna e contemporanea, ma sono gestiti in modo indipendente: il Museo Guggenheim di Bilbao è di proprietà e gestito dal governo basco con il contributo curatoriale e programmatico della Fondazione Guggenheim, e il futuro Guggenheim Abu Dhabi sarà di proprietà e gestito dal governo di Abu Dhabi in collaborazione con la Fondazione Guggenheim. Ciascuno di questi accordi risponde al contesto giuridico e governativo specifico e alla complessità del paese in cui si trova ogni museo.
ÆS: La Guggenheim Foundation ha capito per prima che la direzione globale nel campo delle attività senza scopo di lucro è quella di cercare una sostenibilità economica priva del contributo pubblico. In Italia questo dovrebbe essere il significato della Riforma. Negli Stati Uniti avete contributi pubblici?
RA: I contributi filantropici di individui, fondazioni e società sono una necessità per la maggior parte dei musei statunitensi, che generalmente non ricevono finanziamenti pubblici o governativi. Il Guggenheim ha una struttura più piccola di quella di altri importanti musei americani similari e quindi riusciamo ad affidarci molto alla biglietteria e alle relative entrate (ad esempio, vendite al dettaglio, ristoranti) per coprire i nostri costi operativi. Abbiamo avuto la fortuna di ricevere un forte sostegno da parte dei nostri fiduciari e di altri donatori, nonché dei membri, ma è una sfida dover costantemente raccogliere fondi. Questo è il motivo per cui le nostre solide collaborazioni globali con aziende e fondazioni sono vitali per sostenere la missione del Guggenheim e per amplificare gli effetti del nostro lavoro in modo che siamo in grado di raggiungere il pubblico più ampio e diversificato.
ÆS: La vostra esperienza è internazionale. I vostri fiduciari siedono nei consigli di amministrazione di importanti istituzioni e siete esperti del mercato mondiale. Come vede il panorama internazionale e italiano nella partnership pubblico/privato, nell’attenzione alla raccolta, nella facilitazione dell’arte? In altre parole, cosa dovremmo fare per cercare di attirare il capitale straniero in Italia e assicurarsi che i privati ritornino a comprare nel nostro paese, alzando il nostro mercato al livello di New York o di Londra? Cosa dovremmo cambiare, che cosa dovremmo «importare» in Italia e, al contrario, che cosa possiamo esportare all’estero?
RA: L’Italia ha un ineguagliabile patrimonio storico e molte delle politiche concernenti la vendita e l’acquisto di opere d’arte mirano a proteggere e a preservare questi tesori. Allo stesso tempo, tuttavia, queste norme sortiscono l’effetto di rendere difficile collezionare l’arte contemporanea italiana, che è uno dei motivi per cui molti collezionisti investono altrove. Il Guggenheim ha recentemente collaborato con la Galleria D’Arte Moderna a Milano, e ciò ha offerto ai visitatori l’opportunità unica di poter colà ammirare le opere provenienti da ogni parte del mondo che il museo Guggenheim ha recentemente collezionato nel contesto di un lavoro più storico. Questo tipo di collaborazioni potrebbe diventare sempre più frequente e costituire uno strumento con cui le istituzioni contribuiscono a colmare eventuali lacune create dalla struttura giuridica nazionale senza doverne cambiare il sistema o dover sviluppare una mentalità «alternativa».
ÆS: Lavazza e UBS sono partner globali. Quale è il vostro rapporto con loro e con tutti i vostri donatori o sponsors? Ci sembra che tutti abbiano dimostrato una passione per l’arte. Questo in accordo con la vostra missione di promuovere la comprensione e l’apprezzamento dell’arte.
Ra: Il Guggenheim ha la fortuna di annoverare tra i propri sponsor le società italiane Lavazza e Ornellaia e di avere Francesca Lavazza nel proprio Consiglio di Fondazione. Lavazza è anche un generoso sostenitore della collezione Peggy Guggenheim. I nostri sponsor aziendali seguono una lunga tradizione di persone illuminate che rendono l’arte fruibile al pubblico. Nello sviluppare progetti quali quelli con la Collezione, la Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative, la Robert H.N. Ho Family Chinese Art Initiative, e il BMW Guggenheim Lab, abbiamo avuto la fortuna di lavorare con imprese e istituzioni le quali ci hanno supportato, rendendo possibile istituire nuove borse di studio e ampliare la nostra collezione in modi lungimiranti. Questo supporto ci ha aiutati quindi ad estendere la nostra missione ad un pubblico più ampio e globale.
ÆS Quanto è importante l’istruzione per il vostro Museo?
Ra: Il Guggenheim ha le sue radici in un’ambizione educativa quella cioè di promuovere una maggiore comprensione e apprezzamento dell’arte moderna e contemporanea. In questo spirito, il Museo serve ogni anno quasi 300.000 persone di tutte le età e abilità con una varietà di programmi volti a promuovere un rapporto duraturo con l’arte. Le nostre collaborazioni globali sono state in gran parte create per sostenere questa missione e coltivare nuovi modi di vedere, costruire comunità, e per offrire esperienze percettive ad un pubblico più vasto e geograficamente diversificato di quanto potremmo raggiungere da soli.
Richard Armstrong è direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation.