Periferia centrale: il Centro per l'Arte Contemporanea L. Pecci nel suo 30° anniversario
di Irene Sanesi
Pubblicato in ÆS Arts+Economics n°4, Aprile 2019
Per introdurre, da visionari
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha soffiato nel 2018 sulle sue prime trenta candeline. L’età della piena maturità per la prima architettura italiana costruita ex novo e dedicata all’arte contemporanea.
Non siamo qui però solo per parlare di primogeniture, ben inteso.
Vorremmo parlare di visione, governance, accountability1, intangibili e di Europa. Si, perché «Europa oggi» fu (il passato remoto dopo trent’anni mi sembra d’obbligo) il titolo, terribilmente contemporaneo, della mostra inaugurale curata dal suo primo (di nuovo, sì!) direttore Amnon Barzel. Un pò apolide un pò cavaliere errante, Barzel aveva fatto propria la visione di un industriale, Enrico Pecci, che insieme ad altri visionari imprenditori e politici (quando privato e pubblico trovano le giuste congiunzioni) aveva dato vita ad una imponente sfida contemporanea: far albergare l’arte e gli artisti coevi, e tra questi, coloro che erano stati obliati nel frattempo dalle più autorevoli Biennali. «Europa oggi» divenne un duplice manifesto: da un lato segnò la nascita di un luogo internazionale frutto al contempo della vocazione produttiva del distretto tessile, dall’altro sfidò l’establishment artistico come un vero e proprio giro di boa.
Su Artribune2 ci siamo interrogati in senso ampio su quella che è stata una delle operazioni più complesse nel panorama culturale nei ruggenti anni ’80, provando a riflettere sul ruolo di questi contenitori: più museo o più centro? Con una vocazione turistica o civica? E, se possibile, come tenere insieme le due anime? Come riuscire ad essere dilemma e al tempo stesso risposta alle istanze di una civitas che è sempre più community?
Dopo una fase delicata che sembrò anche ipotizzarne la chiusura definitiva, la scelta visionaria di mettere mano all’ampliamento, o meglio ad un raddoppio degli spazi, per consentire il superamento di alcuni limiti che la struttura progettata da Italo Gamberini ed inaugurata nel 1988 avrebbe presentato negli anni, a partire dagli spazi espositivi fino ai depositi. Certo, nel frattempo, era cambiato il mondo e in questo cambiamento l’arte contemporanea a livello globale assumeva il ruolo di player non solo apprezzabile ma determinante.
Una nuova governance
Da quel contesto identitario, seppur in chiave internazionale (ma il mondo dell’arte contemporanea si sa, alla fine, è facilmente identificabile anche nel globo) alla scelta di un nuovo strumento di governance, il passo è stato naturale.
Così, nel luglio 2015, il Comune di Prato e l’Associazione Centro per l’arte contemporanea L. Pecci (il soggetto giuridico costituito negli anni ’80 fondativi), hanno proceduto a costituire la fondazione per le arti contemporanee in Toscana, un’istituzione iscritta al Registro delle Persone Giuridiche della Regione Toscana al n. 975 e sostenuta dalla Regione Toscana stessa che l’ha indicata nella L.R. 25/02/2010, n. 21 come il Centro regionale per l’arte contemporanea.
La missione è indicata all’art. 3 dello Statuto:
«La Fondazione, segnatamente, è costituita per il perseguimento degli scopi seguenti:
- la gestione del Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci;
- la valorizzazione della collezione permanente attraverso lo studio, la catalogazione, il restauro, la conservazione e l’esposizione;
- l’incremento del patrimonio attraverso l’acquisizione di opere, collezioni, pubblicazioni e documentazione d’ogni tipo e quant’altro inerente con la propria attività;
- la programmazione e la realizzazione di eventi espositivi di carattere anche nazionale e internazionale;
- l’attivazione di mostre, indagini, approfondimenti di carattere scientifico dal Novecento artistico fino alla contemporaneità;
- l’organizzazione di eventi e attività culturali multidisciplinari nell’ambito della contemporaneità;
- la collaborazione con i soggetti pubblici e privati che operano nel territorio regionale nell’ambito delle stesse finalità anche attraverso azioni di coordinamento e di promozione della produzione artistica contemporanea in Toscana;
- l’organizzazione di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività formative, didattiche e divulgative, espositive e progettuali anche in collaborazione con il sistema scolastico ed universitario, con istituzioni culturali, universitarie e di ricerca, con soggetti pubblici e privati italiani e stranieri;
- la costituzione e l’incremento e la conservazione di materiale informativo e documentale su tutte le espressioni artistiche contemporanee e principalmente nell’ambito delle attività del Centro di Informazione e Documentazione per le Arti Visive con sede al Centro Pecci;
- l’organizzazione di iniziative tese a promuovere e facilitare la fruizione delle attività culturali da parte del pubblico e in particolare dei giovani;
- la collaborazione con gli altri musei e gli altri istituti culturali della regione nell’ambito della rete regionale per le arti contemporanee;
- la realizzazione di tutte le attività, i servizi e le iniziative che possono contribuire al conseguimento degli scopi di cui ai precedenti punti».
Il Consiglio di Amministrazione risulta così composto:
- Il presidente e tre consiglieri sono di nomina del socio fondatore Comune di Prato;
- un consigliere è espressione dell’altro socio fondatore, associazione Centro per l’arte contemporanea L. Pecci;
- due consiglieri sono stati nominati dal socio sostenitore Regione Toscana e un altro consigliere è espressione di altri soci sostenitori.
Il consiglio di amministrazione opera nel contesto degli obiettivi statutari e in linea con gli indirizzi generali espressi dal collegio dei fondatori. I consiglieri, incluso il presidente, svolgono il loro mandato a titolo puramente gratuito.
L’operatività amministrativa operativa e gestionale è condotta dal Direttore, che è direttore della Fondazione ai sensi dell’art. 12 dello statuto con il supporto di un Segretario (art. 13) che lo coadiuva in particolare per la gestione del personale e il bilancio.
Non un (semplice) direttore artistico dunque, ma un direttore tout court.
La nuova architettura
7.815 metri quadrati di ampliamento per un totale di 12.125 metri quadrati di superficie, di cui 3.110 metri quadrati di aree espositive, un cinema/auditorium da 140 posti, una nuova sala polivalente per 120 persone; una biblioteca specializzata con oltre 50.000 volumi; due dipartimenti specifici – Arti Visive, per le mostre e la collezione; Ricerca e Progetti speciali, che comprendono le sezioni Cinema, Musica, Teatro-Danza e Architettura e la rinata sezione di Educazione; un ristorante e un bar/bistrot.
L’edificio di Maurice Nio affronta e risolve alcuni aspetti rimasti aperti negli anni dall’edificio firmato da Italo Gamberini. Il primo riguardava l’ingresso che non era evidente. Composto da una serie di cubi accostati uno all’altro, a ricordare l’architettura paratattica dell’industria tessile pratese, il museo non aveva un focus chiaro sull’entrata. Oggi, in tempi in cui l’accessibilità è diventata centrale, comprendere come si arriva, qual è l’ingresso, come ci si muove all’interno di un edificio, risulta fondamentale per accompagnare il visitatore. La seconda questione consisteva nel fatto che una volta visitata la mostra, attraversate una dopo l’altra le stanze del museo, il pubblico doveva tornare sui suoi passi e compiere necessariamente un percorso a ritroso, in quanto l’uscita coincideva con l’ingresso. Maurice Nio, costruendo un semianello che abbraccia il vecchio edificio, a guisa di navicella, crea un circuito continuo tra la prima e l’ultima stanza, al centro del quale ora appare, visibilmente, l’ingresso, collocato in direzione dell’incrocio delle strade principali.
Una forma che abbraccia, superandola, la forma della fabbrica, quasi ad indicare una tensione verso nuove prospettive, con un’antenna che sovrasta l’edificio – Sensing the waves- vera icona architettonica che annuncia ai naviganti che Prato è la città del contemporaneo.
Il Centro Pecci, periferia centrale
A livello internazionale e nazionale l’arte contemporanea sembra vivere un momento di particolare fioritura. Lo dimostra il numero crescente di visitatori nei musei e nelle fiere, l’attenzione dell’Europa riguardo ad alcune specifiche linee di finanziamento, l’apertura di sedi italiane da parte di gallerie estere in città come Venezia e Napoli, una nuova sensibilità in merito agli aspetti fiscali del mercato dell’arte in chiave di competitività, e molto altro ancora. Il Centro per l’arte contemporanea L. Pecci si colloca all’interno di questo contesto generale dinamico e stimolante, lavorando come player all’interno di un sistema articolato e complesso dal punto di vista sociale, economico e antropologico a livello locale.
Per la città di Prato il Centro Pecci assume il ruolo e la funzione di vera e propria «periferia centrale»: la sua riapertura ha segnato uno di quei passaggi strategici sotto il profilo del presidio architettonico e urbano (lo spazio aperto e vissuto), della proposta culturale (con la varietà delle attività e l’orario lungo), della prossimità sociale e comunitaria (come luogo da vivere) divenendo punto di riferimento, di racconto e di identità.
Quale polo di raccordo del contemporaneo in Toscana ha affiancato enti ed istituzioni avviando quella fase centrifuga nel post riapertura con numerose irradiazioni.
L’Europa ed il mondo arrivano a Prato (come sosteneva ieri magistralmente Curzio Malaparte) -e viceversa- (possiamo affermare con forza oggi), attraverso la fitta rete di collaborazioni che il Centro ha con enti, gallerie e istituzioni straniere e soprattutto con gli artisti.
E questo nuovo ruolo di «periferia centrale», come zona di confine e sperimentazione che il Centro Pecci sta costruendo dalla sua riapertura, rappresenta sicuramente uno dei segni più interessanti e significativi.
Irene Sanesi è dottore commercialista, partner dello studio BBS-Lombard. Esperta in economia, gestione, fiscalità della cultura e di fundraising, svolge attività di consulenza e formazione in tali ambiti. Presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana di Prato e dell’Opera Santa Croce e a Firenze, è membro del gruppo di lavoro Economia e cultura presso il CNDCEC e presiede la Commissione Economia della Cultura dell’UNGDCEC.
Note
(1) Si rinvia ai due Annual report (2016 e 2017) pubblicati sul sito web del Centro Pecci.
https://www.artribune.com/arti-visive/2018/08/musei-europa-centro-pecci-prato/