Pratiche trasformative nello spazio pubblico
di Sara Zambon e Francesca Disconzi
L’artista Giovanni Scotti, con il progetto Innobiliare Sud Ovest, ci ricorda quanto sia importante tenere in considerazione la nostra libertà di agire nello spazio pubblico, con la consapevolezza che esso è un bene collettivo e che ogni cittadino ha il diritto di fruirne. Lo fa con una sottile ironia: con la stessa logica delle agenzie immobiliari, Scotti ci invita, in un sottile meccanismo performati- vo, a riacquistare (per una cifra pari allo zero) qualcosa che è già nostro: ex basi militari, capannoni in disuso, teatri, relitti dei forsennati processi di costruzione messi in atto nei decenni passati.
Scotti, con questa parte di progetto (Sud Ovest), ci rende partecipe del fenome- no di generale abbandono di Bagnoli (Napoli), quartiere che viene definito “ca- pitale di dequalificazione” ironico, se si pensa a l’assonanza con il brand europeo “Capitale della Cultura”.
Le fotografie che ne derivano ci comunicano un senso di nostalgia e solitudine, più che di degrado e abbandono e gli spazi risultano impregnati di una irreparabile atmosfera onirica. Scotti tuttavia non si limita alla sterile condanna, ma vede in questi spazi liminali la possibilità di una vera e propria trasformazione in luogo di frequentazione e socialità, ed è proprio qui che subentra il meccanismo virtuoso. Potrebbero essere fatte un sacco di considerazioni a partire dalla sensibilità che si evince dalle fotografie e dalle performance di Scotti. Quella che può essere più calzante in un discorso rigenerativo e di crescita sostenibile è un breve excursus sulla teoria criminologa delle finestre rotte di James Q. Wilson e George L. Kelling. Essa sostiene, con una semplicità disarmante, che il vandalismo e la criminalità cre- ano (e perpetrano a loro volta) un circolo vizioso da cui parrebbe impossibile uscire. A dimostrazione di ciò, nel 1969 fu condotto un esperimento: due auto identiche vennero abbandonate rispettivamente nel Bronx e a Palo Alto. Si trattava ovviamente di due contesti sociali completamente diversi: mentre il Bronx si contendeva il pri- mato di quartiere più degradato della città, la cittadina Californiana era rinomata per essere ricca e tranquilla. Una squadra di specialisti sociali studiò il comportamento degli abitanti in relazione a questo oggetto abbandonato. Nel primo caso, nel cuore del quartiere Bronx, l’automobile venne completamente smantellata in poche ore e i pezzi furono rubati, mentre nel secondo caso l’automobile rimase intatta per molto tempo. Da un’analisi superficiale, si potrebbe pensare che l’auto sia stata smantellata affinchè i pezzi potessero essere venduti a fronte di un piccolo guadagno, data la situazione di estrema povertà degli abitanti del quartiere. Tuttavia ci fu un piccolo particolare che cambiò completamente il senso dell’esperimento: all’auto di Palo Alto venne spaccato un finestrino. Da quel momento in poi, si andò a delineare lo stesso identico scenario, fatto di furto e vandalismo, del Bronx.
Si tratta ovviamente di un breve aneddoto estrapolato dal suo contesto. Moltissimi esperimenti sono stati condotti in tal senso per validare la teoria e dimostrare come l’ambiente che circonda i cittadini, se degradato, ha un’influenza negativa sugli stessi. Alla luce di queste brevi considerazioni, parrebbe lineare e scontato che il ruolo di chi disegna politiche sociali, e dei relativi stakeholder, dovrebbe essere quello di scardinare il problema alla radice, prendendosi cura delle aree in cui le persone interagiscono e socializzano, riqualificando le aree in disuso che possono essere catalizzatrici di pratiche degradanti.
Senza addentrarsi in discorsi tecnici che non sono di nostra competenza, è im- portante essere consapevoli nel pensare la sostenibilità non solo in relazione alla complessa crisi climatica ma, anche e soprattutto, in chiave sociale. Con ciò si intende portare avanti un assioma molto semplice, ossia che non ci può essere miglioramento senza una condizione di equità tra tutti i cittadini.
Non a caso, è proprio questa idea di sostenibilità ad essere uno dei pilastri dell’A- genda 2030 dell’ONU, in cui vi è un accenno alle infrastrutture sostenibili e a modelli di città più accessibili. E sono proprio le città stesse, e più in generale gli insediamenti umani, ad essere definite centri per nuove idee, per il commercio, la cultura, la scienza, la produttività, lo sviluppo sociale e molto altro.
Continuando con questo assioma, dovremmo essere portarti a pensare che siano proprio gli artisti, e chi lavora con loro, ad avere un ruolo fondamentale nella progettazione di nuovi modelli di rigenerazione. Essi hanno spesso il ruolo di rivelare alcune verità taciute e Scotti, con il progetto Innobiliare Sud Ovest, si fa carico proprio di questo ruolo, svelando cosa si nasconde dietro un’idea malsana di edilizia e dietro le pratiche burocratiche che rendono impossibile ai cittadini l’effettiva riappropriazione di un bene pubblico in disuso.
Dunque se l’artista ha il ruolo di “svelare”, i privati cittadini consapevoli e le imprese dovrebbero avere il compito di potenziare il messaggio e diffonderlo con i propri mezzi. A maggior ragione, se si tratta di imprese con una forte vocazione sociale. R&P Contemporary Art nasce nel 2021 strettamente legata a Raimondi & Part- ners - R&P Consulting, studio commercialista e società di consulenza che da di- versi anni sostiene l’arte quale valore universale e promuove una nuova forma di imprenditorialità legata all’arte contemporanea. Il 21 novembre 2021 R&P Con- temporary Art si trasforma in Società Benefit integrando lo Statuto societario per formalizzare quello che era lo scopo della società fin dalla sua costituzione, ossia l’impegno concreto e specifico a operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente per accompagnare artisti, collezionisti, imprese e l’intera collettività in un affascinante percorso di valorizzazione della bellezza.
Da statuto R&P Contemporary Art si occupa di contribuire ad alimentare la conoscen- za diffusa dell’arte contemporanea, attraverso l’organizzazione senza scopo di lucro di mostre e di eventi culturali, artistici e di diffusione della cultura dell’arte e della sensibilità artistica, an- che attraverso l’organizzazione di residenze artistiche, di incontri fra artisti emergenti, artisti già affermati, curatori artistici, in modo da favorire la nascita, la crescita e lo sviluppo di giovani talenti e la promozione della conoscenza e della cultura dell’arte nella comunità; ricercare e sup- portare associazioni no profit che si occupino di promuovere e/o sostenere lo sviluppo artistico di giovani artisti emergenti in Italia e/o all’estero, la conoscenza diffusa dell’arte contempora- nea, la promozione di attività ed eventi tesi ad alimentare la cultura dell’arte nella collettività. Il valore aggiunto che le Società Benefit possono apportare è testimoniato pro- prio dall’impegno a realizzare le proprie finalità di beneficio comune in modo re- sponsabile, sostenibile e trasparente. Dove per beneficio comune si intende pro- prio il perseguimento di uno o più effetti positivi (includendo anche la riduzione di effetti negativi) su persone, comunità, territorio e ambiente. Questi obiettivi impongono all’azienda di operare equilibrando l’interesse dei soci con l’interesse della collettività ottenendo di conseguenza una forte stabilità aziendale in caso di entrata di nuovi investitori, cambi di leadership e passaggi generazionali.
In questo R&P Contemporary Art è pioniera in Italia di un modello, già conso- lidato in altri Paesi quali ad esempio gli USA, che vede la creazione di un reale circolo virtuoso fra artisti, collezionisti ed imprese.
In particolare, gli artisti coinvolgono collezionisti e imprese rendendoli partecipi della propria crescita artistico-professionale e della conseguente crescita di valore delle opere realizzate. Le imprese supportano il lavoro degli artisti sia per beneficiare di ef- ficaci e virtuosi strumenti di marketing sia per portare valore all’interno delle imprese stesse, anche attraverso il coinvolgimento diretto dei propri dipendenti con gli artisti. Quello che come società benefit ci si auspica di fare non è solamente lavorare a progetti che promuovano la sostenibilità sociale nel senso più ampio del termine, ma anche quella di mettere in moto best practice che rendano sostenibili i pro- getti artistici delle organizzazioni senza scopo di lucro e degli artisti.
La sostenibilità economica è, infatti, un’altra grande sfida che atta- naglia il pubblico e spesso rende impossibile proprio la realizzazio- ne di quei meccanismi di riqualificazione urbana auspicati da Scotti. Basti pensare che solo pochissime associazioni no profit che hanno una voca- zione a lavorare sul territorio riescono a raggiungere i tre anni di età, rendendo pertanto impossibile un radicamento o un lavoro continuativo sulle loro aree di interesse. Questo ovviamente vale anche per i giovani artisti, che molto spesso sono obbligati a trasferirsi o a sacrificare la propria attività artistica al fine di tro- vare un lavoro più remunerativo.
Tuttavia, ci sono diversi casi studio conclamati di meccanismi virtuosi che posso- no essere instaurati tra privati e soggetti pubblici, o enti del terzo settore, al fine di portare avanti ambiziosi progetti di riqualificazione sociale che abbiano un’alta proposta culturale. Si potrebbero citare numerosissimi casi in cui fabbriche in disuso si sono trasformate in veri e propri incubatori per giovani creativi e artisti e hanno avuto un sostanziale impatto positivo sul territorio.
Dunque non basta unicamente riportare in vita uno spazio, ma an- che e soprattutto trovare il modo di animarlo e riportarlo ad una re- ale socialità, offrendo una proposta culturale e aggregativa di valore. Insomma c’è l’urgenza di mettere in atto meccanismi di riqualificazione struttu- rati e sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Essi posso- no essere messi in moto dalla sinergia di diversi stakeholder, ma è fondamentale che ci sia una visione, se vogliamo anche utopica, alla base di questi processi.
Sara Zambon si occupa di promozione e valorizzazione di artisti del segmento alternative. CEO di R&P Contemporary Art società benefit che supporta nuove ricerche di artisti contemporanei promuovendo l’arte contemporanea per portare la bellezza nel mondo intesa da un punto vista estetico culturale ed educativo. È membro del C.d.A. di Metamovie S.r.l. Casa di produzione e distribuzione di Movie destinati al Metaverso.
Francesca Disconzi è̀ laureata in didattica dell’arte e in economia. Si occupa di economia della cultura, con un particolare focus sul no profit e sui centri artistici indipendenti. Nel 2020 co-fonda il centro sperimentale e spazio espositivo Osservatorio Futura. Lavora come progettista cultuale e curatrice, scrive per Quadriennale Di Roma.