Continuare a crescere non è sempre la strada per la felicità. André Roussivoff aveva una strana propensione e a dodici anni era già alto un metro e novantadue. Tutto per lui era relativo e infatti non si sbronzava molto facilmente. Tipo la volta che bevve centoventisette birre e si addormentò nella hall di un hotel. André the Giant, come lo abbiamo conosciuto da wrestler, voleva essere cremato ma quando morì d’infarto a quarantasei anni non trovarono un forno abbastanza grande.

Ecco, più o meno è questo quello da cui ci mette in guardia, riferendosi al nostro mondo, Saitō Kōhei nel suo Il capitale nell’antropocene: non è nell’immaginare una continua crescita economica che troveremo la chiave di un futuro sostenibile, in ogni senso. Neanche negli SDGs che professano, comunque, una sorta di crescita economica verde.

Saitō, giovane filosofo marxista giapponese, una specie di rockstar del pensiero che ha venduto oltre 500.000 copie di questo volume dalla sua pubblicazione avvenuta nel 2020, ci dice che ciò di cui occorre tener conto sono i limiti che il nostro pianeta, volenti o nolenti, ci prospetta. Quelli oltre i quali non è più ipotizzabile una vita stabile sulla Terra come quelli che alla fine hanno decretato la sconfitta di  Andrè the Giant al termine della sua breve vita.

La crescita, per quanto possa fingere di essere sostenibile da un punto di vista ambientale, non lo sarà mai davvero sotto quello sociale. Il problema non è crescere meglio ma redistribuire la ricchezza e immaginare una decrescita organizzata, quella che Saitō definisce marxista.

Redditi e consumi, così come gli impatti negativi sull’ambiente, sono polarizzati in una fascia ristretta della popolazione mondiale per cui sempre meno persone possiederanno una quota sempre maggiore di ricchezza. Ogni politica attualmente immaginata per non fa altro che spostare il problema più che risolverlo: in nome di un futuro green al centro spostiamo il problema ai margini senza davvero risolvere il problema. In altre parole, anche dematerializzare ha un costo sociale e di sostenibilità.

Il capitalismo, anche quando insegue a suo dire obiettivi di sviluppo sostenibile, si alimenta di queste dinamiche, e l’aumento della ricchezza privata così accentrata comporta automaticamente una diminuzione della ricchezza pubblica, il valore di scambio (il denaro) diventa più importante del valore d’uso (la prosperità condivisa),

Ernst Mayr, in assoluto uno dei più importanti biologi moderni, ha osservato che il successo di una specie, definito come numero di esemplari che sopravvivono, è in rapporto inverso alla sua intelligenza. Infatti, le specie di maggior successo sono quelle che mutano molto rapidamente, come i batteri, oppure quelle che hanno una nicchia ecologica ben definita e una organizzazione di stampo comunista, come gli scarafaggi. Man mano che saliamo in quella che noi definiamo scala evolutiva la sopravvivenza diventa molto meno certa. Per dirla con Mayr “l’intelligenza è una mutazione letale”. Lo è quando non sappiamo governarla, quando la mettiamo al servizio di una natura umana irrimediabilmente cattiva. Quindi occhio a sentirsi troppo intelligenti o superiori. Potrebbe essere la causa della nostra fine.

Franco Broccardi

Esperto in economia della cultura e della sostenibilità, arts management e gestione e organizzazione aziendale, è consulente, membro di cda e revisore di musei, teatri, gallerie d’arte, fondazioni, festival e associazioni culturali.
Si occupa di consulenza e formazione per fondazioni bancarie, istituzioni pubbliche e private in materia in materia di terzo settore, gestione e organizzazione di istituzioni culturali e di mercato dell’arte.
Co-fondatore e partner dello studio Lombard DCA di Milano e fondatore e curatore della rivista ÆS Arts+Economics.
Professore a contratto in Economia del patrimonio culturale presso l’Università degli Studi di Bergamo. Tra le altre cariche è presidente della commissione di Economia della Cultura presso la Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti, consulente per le politiche fiscali di Federculture, membro della commissione tecnica a supporto del consiglio direttivo oltre che membro del gruppo di lavoro Bilancio sociale di ICOM Italia – International Council of Museums, consulente di ADEI – Associazione Degli Editori Indipendenti.