Un giorno (4/5)
di Irene Verde
Nei giorni 11 e 12 novembre 2022 l’IMAGO Museum di Pescara ha ospitato la terza edizione del FRA - Futuro Ragione Arte - Forum prodotto da Hub-C. Entrambe le giornate hanno visto come scopo principale quello di creare dialoghi tra persone differenti, non solo a livello professionale ma anche personale. Nell’ambito della comunicazione sappiamo che ognuno di noi è strettamente legato ad una “tribù” che spesso e volentieri la pensa esattamente come noi, questo ci fa addormentare in una piacevole e calda comfort-zone. Ma si può crescere e apprendere rimanendo nel nostro bozzolo sicuro? Mi piacerebbe dire di sì (chi non ama stare comodo?) ma la verità è che, spesso, per capire come funziona il mondo intorno a noi bisogna uscire da quel tepore e sbattere la testa su muri fatti di parole che non conosciamo o non ci piacciono. Per quanto possa sembrare una procedura abbastanza drastica è, in realtà, un passo verso il concetto di comunità.
Possiamo affermare che il FRA ha come obiettivo generale quello di non lasciarci fermi ad affondare in queste sabbie mobili mentali. Per fare in modo tale che ciò non accada abbiamo bisogno di due fattori principali. Il primo sicuramente è il confronto, potremmo immaginare di prendere delle persone diverse che esercitano professioni diverse quali l’economista, il/la giornalista, l’artista, il/la curatrice di musei e gallerie o, ancora, chi ha avuto il coraggio di creare un’associazione che rispecchi i propri valori, e metterli tutti insieme in una stanza e lasciarli discutere tra pari su un tema dato loro. Ciò che ha iniziato a fare il FRA quest’anno è quello di creare un dialogo non solo tra settori diversi, ma anche tra generazioni diverse.
Io ho avuto l’occasione di far parte di questo confronto generazionale, essendo classe ‘97 e designer della comunicazione, sono stata invitata da Giovanna Romano ad assistere come uditrice alle due giornate di FRA e a partecipare al tavolo “in giro per festival” tenutosi in data 12 novembre insieme a Oliviero Ponte di Pino, Giulia Alonzo e Nicola Pedone. Sebbene il tema principale del tavolo fossero i festival italiani si è parlato molto del concetto di comunità perché, effettivamente, è un fenomeno che si presenta durante i festival: una serie di persone diverse e sconosciute tra di loro si unisce in uno specifico spazio-tempo per assistere tutti insieme a ciò che saranno quei giorni. Uno degli scopi principali del festival, indipendentemente da quale sia la tipologia, è quella di stare insieme e condividere in maniera quasi viscerale un qualcosa di unico che ci tocca nel profondo. Difficilmente chi va ad un festival si dimenticherà mai la sensazione che ha provato, chi ha conosciuto o cosa ha ascoltato; questi ricordi rimangono impressi nella mente perché probabilmente in quel dato momento ci si è sentiti parte di una comunità.
Nonostante io mi sia trovata benissimo a conversare con i professionisti che ho avuto il piacere di conoscere durante questi due giorni, devo dire che da persona giovane è estremamente difficile essere ascoltati. Eppure, in ogni dove ascoltiamo sempre domande del tipo “cosa ne pensano i giovani?” oppure “e in tutto questo dove sono i giovani?” o ancora “cosa vorrebbero i giovani?”, si ha quasi l’impressione che chi formula queste domande voglia veramente un responso, una soluzione a questi dilemmi, ma purtroppo la verità è che spesso sono solo domande retoriche e, come sappiamo, alle domande retoriche non è richiesta una risposta vera. Sono sicura che arriverà un giorno in cui verranno ascoltate le nostre idee e non messe da parte solo perché giovane significa inesperto o perché in questi tempi moderni non dobbiamo più farci a piedi dal nostro paesino alla grande città con le suole delle scarpe rotte ed infangate, arriverà sicuramente il giorno in cui ci pagheranno per il nostro tempo ed il nostro lavoro senza neanche ipotizzare di chiederci di fare da volontari. Il FRA ha sicuramente l’intento di fare da cassa di risonanza alle nuove generazioni, di rendere consapevoli i professionisti del sistema delle paure, dei sogni e soprattutto dei progetti che le nuove generazioni fremono per realizzare.
Al secondo posto della nostra intensa ma breve lista troviamo, infatti, l’ascolto, attività ben diversa e più impegnativa del sentire, essa ci permette di sospendere il giudizio e provare veramente a capire ciò che l’altro sta cercando di dirci. Il FRA è sicuramente un evento dove possiamo mettere in pratica questi due fattori e creare insieme qualcosa di unico, qualcosa che non ci lasci nel nostro tepore ma che, invece, sia una brezza di aria fresca che ci accarezza la mente.
Classe ‘97 di Anzio, designer di sistemi della comunicazione specializzata in social design. Laurea triennale in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, grazie all’esperienza erasmus+ di un anno presso l’Università Complutense di Madrid ha capito ciò che le piaceva di più: il design in tutte le sue sfaccettature. Per concretizzare ed affinare questa propensione creativa ha deciso di prendere la laurea magistrale all’ISIA di Pescara nell’indirizzo Sistemi della Comunicazione Multimediale. Vincitrice del bando erasmus traineeship+ non vede l’ora di realizzare i suoi progetti più significativi e di sperimentare nuove visioni del concetto di società.